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L’ospedale di Reggio può risolvere il dramma di Beppino Englaro

Reggio mostri davvero la sua civiltà. E la sua sensibilità al dramma umano di una famiglia, di un padre, alla sua volontà di essere coerente con la promessa fatta alla figlia. Reggio dimostri la sua laicità. E la sua dedizione alle sentenze della Cassazione. La sua opposizione allo stato etico e alla vocazione integralista del ministro Sacconi che coi suoi “indirizzi” s’oppone alla legge e ne fa strage. Reggio confermi la sua visione della vita. Che è fatta di amore e solidarietà. Non è biologia. E soprattutto non può essere imposizione. Che ne pesano il sindaco, il presidente della Provincia, il presidente della Regione? Perché non parlano? Rispetto sempre l’obiezione di coscienza fatta di visioni della vita diverse dalla mia. E la rispetto quando è frutto di convinzioni dei singoli. Non approvo la messa fuori legge dell’intero sistema sanitario nazionale senza che né il governo né l’opposizione parlamentare fiatino. Non approvo l’obiezione politica, che nulla ha a che fare con quella delle coscienze. E credo che Beppino Englaro meriti rispetto, per il dramma di un padre che ha già perso la figlia e che si trova, oggi, nelle condizioni di un genitore che non può esaudirne i desideri dopo anni di sofferenza e di lotte purtroppo inutili. Chi mette in discussione la buona fede di quel padre è un ipocrita e non capisce il  dramma di un genitore che ha perso una figlia. La pena di Englaro che gira l’Italia come un ghibellin fuggiasco in cerca di una soluzione la sento mia e dovremmo tutti sentirla nostra. Adesso si parla di testamento biologico. Ma la signora Roccella certifica la validità di una legge che obbliga, anche senza la volontà dell’interessato, alla idratazione e all’alimentazione artificiale. All’installazione per via chirurgica di un tubo nello stomaco “obbligatorio”. Lo si fa perchè non si ripeta più un caso Englaro. Perché non ci siano più sentenze della Cassazione come quella. Così lo stato perde la sua laicità e il rispetto per la disponibilità della vita che ci appartiene. Che appartiene a noi e che noi possiamo delegare a qualcun altro, ma non al governo o al parlamento.