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Craxi ed io

16 Gennaio 2010 1.137 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ho conosciuto Bettino Craxi, la prima volta, al congresso del Psi dell’autunno del 1972. Avevo solo 21 anni ed ero invitato all’assise nazionale, che si teneva a Genova in occasione dell’ottantesimo della nascita del partito, dalla corrente autonomista e nenniana, della quale avevo scelto di far parte. Craxi era il delfino di Pietro Nenni, sempre al suo fianco, e ne coordinava la corrente. Conobbi anche Nenni, che ci fece visita a Rapallo nell’albergo dove eravamo alloggiati. Poi rividi Craxi a Venezia nell’aprile del 1973, in occasione del congresso nazionale della Fgsi. La corrente autonomista del giovani era allora coordinata da Ugo Finetti e da Claudio Martelli ed io, poco dopo, entrai nella direzione nazionale. Craxi m’impressionò per la chiarezza della sua posizione politica. Ci confidò di “sentirsi più socialista tedesco che non francese”. Più vicino a Brandt che non a Mitterand, del quale poi diverrà amico. Lo rividi a Reggio, poco dopo, in occasione di un convegno del movimento femminile sul divorzio. Pranzammo insieme da Italo proprio dinnanzi a quel quadro di Achille Incerti che simboleggiava un uomo e una donna avvinti da una catena. E poi fu a Reggiolo, dove volle inaugurare la nuova sede socialista. Da allora gli incontri non si contano. Voglio solo ricordare le sue venute a Reggio da segretario. La prima volta fu nel febbraio del 1977, il mese dopo la mia elezione a segretario provinciale del Psi di Reggio, quando avevo solo 25 anni. Eravamo nel pieno della bufera della Lookhed, e la mancata raccolta di firme dei deputati socialisti per mandare sotto l’Inquirente anche Gui, fece infuriare una parte di socialisti. Io dovevo presentarlo in un teatro Municipale pieno come un uovo, ma ribollente di tensioni. Riuscii a conquistarmi gli applausi della platea e qualche contestazione del loggione e Craxi, da allora, iniziò a contattarmi quasi quotidianamente nella sede socialista di Corso Garibaldi. Craxi ritornò a Reggio l’anno dopo, nel luglio del 1978,  a poche ore di distanza dall’elezione di Pertini alla presidenza della Repubblica, per concludere la Festa dell’Avanti che si svolse alla ex Caserma Zucchi. Ritornò a Reggio anche nel 1979, per un comizio nella campagna elettorale politica ed europea assieme al candidato Carlo Ripa di Meana. Fu a Reggio nel giugno del 1987 per una conferenza stampa al Municipale, durante la campagna elettorale che mi vide eletto per la prima volta alla Camera e poi, l’ultima volta, fu con noi sempre al Municipale, nel 1991, ad un’assemblea dei cooperatori e per l’occasione inaugurò la mostra su Garibaldi organizzata da Fernando Guatteri e Otello Montanari. Martedì, alla sala del Capitano del popolo, vorrei ricordare Craxi dal punto di vista storico, politico ed umano. Senza omettere nulla, e men che meno i suoi errori e le sue condanne giudiziarie. Lo farò senza settarismo e vittimismo, e con la certezza che il tempo è galantuomo e molti giudizi e prevenzioni del passato hanno ormai, con qualche eccezione, lasciato il posto ad una valutazione più equilibrata. Craxi è ormai per “quasi” tutti un leader politico e uno statista. Sulle sue vicende giudiziarie restano interrogativi e qualche mistero che solo il tempo ci aiuterà a decifrare. Ma nessuna condanna può condannare alla rimozione un dirigente politico che per oltre cinquant’anni ha speso la vita per i suoi ideali, per il suo partito e per l’Italia.

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