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Dieci anni fa moriva Renzo Baldi, un uomo fine, colto, ironico, innamorato di Reggio

26 Maggio 2010 1.973 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Renzo Baldi era stato eletto la prima volta in Consiglio comunale quando io nascevo: era il 1951. L’ho conosciuto personalmente solo quando, a ventiquattro anni di età, venni eletto per la prima volta consigliere comunale di Reggio. Era il 1975 (Renzo vi era rientrato proprio in quell’occasione e vi restò fino al 1985). Solo poche settimane dopo, a seguito della rivoluzione dei garofani portoghesi, che aveva sconfitto il fascismo, ma che, nel contempo, aveva fatto emergere tendenze autoritarie nel nuovo regime ed impedito ai democristiaini di votare, Baldi si presentò in Aula e prese la parola. Svolse un intervento lucido, pacato, determinato. E scandendo col suo vocione impostato le parole esclamò a proposito della situazione portoghese: “Nessuno può impedirci di deporre le nostra scheda nell’urna e chiamarla democrazia”. Un giornalista scrisse: ” Ci era mancata la sua voce in queste ultimi tempi”. Era, il Consiglio di allora, davvero il massimo organo cittadino. Si votavano delibere su tutte le principali questioni cittadine, e anche su quelle secondarie, e si parlava anche, molto, forse anche troppo, di politica. Era, il Consiglio comunale, un luogo in cui il confronto si dimostrava l’arma per affermare un’idea. E servivano doti non comuni di oratoria e di cultura per parlare e farsi ascoltare. Occorreva conoscere l’arte della polemica. Occorreva possedere la tecnica della comunicazione, che prima dell’avvento dei computer e di internet , delle mail e degli sms, era esclusivamente nelle parole di chi le pronunciava. Quell’arte Rezno conosceva a memoria. Ricordo che prima di un Consiglio comunale sul bilancio il sindaco Ugo Benassi mi confidò: “Adesso parlerà Baldi e riuscirà a conciliare i numeri con la poesia”. Era difficile, oggi parrebbe impossibile. Renzo ci riusciva. Riusciva a farsi ascoltare anche quando parlava dei bilanci freddi e noiosi delle Farmacie comunali riunite o dell’Azienda servizi città. Attenzione, però. Lui non ingannava con la retorica sostituendola allo studio e alla approfondimento dei problemi. Abbiamo vissuto anche il periodo degli oratori ancièn regime che sapevano comunicare senza conoscere. Senza studiare e approfondire un tema ci saltavano fuori, come un alunno che non ha stidiato sa convincere un professore con qualche artigianale artificio. Invece Renzo studiava e approfondiva e poi comunicava. Di questo son sicuro perchè non c’era suo intervento che non fosse circostanziato e attentamente definito con fogli di appunti scritti a mano. Nacque tra me e lui un’amicizia, anche se lui appartenava alla generazione di mio padre e io a quella di suo figlio, che conobbi da bambino, in casa di un mio compagno delle elementari, Marco Ruozzi, divenuto poi dirigente di banca. Lo invidiavo un pò perchè mi raccontava le imprese della Reggiana vissute in diretta. La Reggiana di Tribuzio, Pistacchi e  Pinti di cui ero tifoso domenicale, accompagnato da mio padre in un Mirabello annerito dalla carbonellla. Sì, perchè papà Baldi era anche dirigente della Reggiana calcio. E a lui venivano affidate, dal cosiddetto triunvirato di Visconti, Lari e Degola, le mansioni di rappresentanza. Era Renzo a dare il benvenuto ai giocatori in occasione del raduno estivo, era Renzo a concionare la squadra quando era necessario, era Renzo a rappresentare la Reggiana  a Roma, tanto che proprio lui divenne, per un periodo, anche vice presidente della Lega calcio. Lo incontravo ogni domenica sugli spalti della tribuna e quella era spesso anche l’occasione per scambiarci le idee sulla politica, individuando molte volte un comune sentire. Ma Renzo era anche un uomo dotato di acuta ironia, che solo le persone intelligenti sanno autenticamente sprigionare. Ironico e scherzoso ai limiti della burla, Baldi aveva saputo conquistarsi anche mio padre dopo un viaggio all’estero costellato dalle sue prorompenti, inesauribili e irresistibili barzellette. Quella del ragionier Rossi è sopravvissuta a casa mia per decenni. Renzo Baldi era anche un funzionario pubblico, per decenni dirigente dell’Inam, guidando le sedi di Parma e di Firenze, poi vice direttore generale dell’Istituto, fino alla scelta di uscire dall’ente per divenire consulente della Degfer e vice presidente delle Omi Reggiane. Giovanissimo, avevea partecipato alla Resistenza, era stato arrestato nellla prigione dei Servi e doportato in Grermania. A Reggio era rientrato solo nel 1945. Un vita, la sua vissuta per le sue idee e per la sua famiglia, con gioia, intensamente, forse fin troppo velocemente. Come accade a tutti coloro che la vita la amano e se ne distaccano malvolentieri. Renzo Baldi era uno di questi. Forse pensava che incupirsi, intristirsi, immalinconirsi, era un vizio che un uomo non poteva permettersi, durante questo nostro breve tragitto. Un saluto particolare e un abbraccio alla moglie Mara Mariotti Baldi che ha voluto ricordare l’amato marito con una borsa di studio in denaro assegnata a un alunno meritevole. Sono certo che Renzo avrebbe apprezzato l’idea e avrebbe consegnato al ragazzo anche quel suo indimenticabile sorriso. Lo farà, dieci dopo la sua dipartita, dall’alto di quei cieli al quale la sua fede lo avrà consegnato.

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