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Inizia la Coppa di basket: il saluto di Del Bue alla Trenkwalder

Da ragazzo ho frequentato la vecchia Gil, quando la palla a spicchi era patrimonio di pochi. Si stava stretti e in piedi su gradoni di legno e dalla prima fila di sedie si toccavano i giocatori e spaventavano gli arbitri. Dietro i canestri qualcuno tentava di agitare le plance. Quando il basket era solo pallacanestro e i giocatori erano tutte teste quadre: Caldiani, Marani, Gasparini, Zecchetti, Fabbi. Poi al nuovo palasport a cominciare dal Santo Stefano del 1967, quando la Torre divenne un pò più adulta e brancolava tra la serie C e la serie B e la gente veniva in massa solo da Forlì per un derby d’altri tempi. Poi il boom del 1979-80 quando per la prima volta il pala si riempì e si cominciò giocare a basket con Ghiacci, Di Nallo, Codeluppi, Rustichelli e Grasselli. E quella partita che ci costò la serie A2 per un fallo a sei secondi dal termine con il Leone Mare Livorno. Poi la promozione in serie A2 con lo sparaggio di Udine del 1982 contro la Necchi Pavia col povero Fuss che la metteva dentro da sotto senza saltare. E gli anni di Lombardi, di Bouie e di Hacket, la promozione in A1 e Morse e Brumatti e 5mila tifosi scatenati. E poi l’llusione di un nuvo palasport per il quale venne anche studiato il progetto e ottenuto un parziale finanziamento nel 1988. E da lì sempre al pala con Mitchel e Basile e quella semifinale scudetto ancora con Lombardi del 1998. Poi l’era Landi, fino alla promozione in A1 ottenuta in quel di Ragusa nel 2006, poi l’incredibile retrocessione di due anni dopo. La scoperta di Melli e oggi ancora qui con Landi e Coen e tanti giocatori nuovi e validi. Ci sarò sempre al pala come da trent’anni e più in qua. Lo garantisco. E auguro successo e promozione e mi impegno sul pala. Io lo voglio fare davvero. E so anche come.