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Hobbes, che casino…

1 Aprile 2011 1.393 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

“Fora dai ball” i democratici, che poi succede il finimondo come in Inghilterra con la guerra civile che sfociò nella Repubblica di Cromwell. Un gran casino. Ma “fora dai ball” anche i dispotici che pensano che il re sia investito da qualche potere divino. Però meglio il dispotismo che l’anarchia. E questo anche alla luce dell’esperienza inglese con migliaia di morti e il re Carlo giustiziato. E poi quella religione che era così poco razionale, “fora dai ball” anche lei. Lui si chiamava Hobbes ed era un matematico, razionalista, e ostinatamente avverso ad Aristotele, come Fini a Berlusconi. Ce l’aveva con Aristotele per via del metodo deduttivo, e anche perchè allora era di moda. Fu definito empirista, come Locke e Berkeley. Inglese, era nato nel 1588 e morirà 87enne nel 1679 (altro che gli uomini di una volta campavano poco). Era figlio di un vicario che aveva un pessimo carattere e non sopportava gli altri. Era omofobico. E lui, l’hobbsino, venne allevato da uno zio. Studiò a Oxford e anche allora tutti quelli di Oxford venivano definiti oxfordiani e guardati dal basso all’alto. Ma l’incontro della sua vita fu quello con un lord che quando Hobbes aveva solo 22 anni, lo volle come tutore. Hobbsino gli spillò un sacco di soldi e ne approfittò per girar mezza Europa, tra Parigi e l’Italia dove conobbe Galileo. Ne fu influenzato. E ne importò il metodo sperimentale, ma vi aggiunse il suo spirito matematico. Dopo la guerra civile fuggì a Parigi dove si congiunse alla comunità di monarchici esuli. Però non era mica uno stinco di santo per l’epoca e fuggì anche da Parigi perché, dopo aver scritto il Leviatano nel 1651, qualcuno si infuriò per via del suo spirito antireligioso. Tornò a Londra e ne pensò una davvero grossa. Ritenne di aver scoperto la quadratura del circolo e di questo discusse per mesi e anni con un docente di geometria che lo prese per matto. Meno male che poi la monarchia ritornò e venne accolto dal nuovo re come un vecchio amico. Solo che fu ancora accusato di ateismo e gli venne proibita qualsiasi altra pubblicazione. Ne approfittò per dedicarsi personalmente ai classici e a 87 anni (Verdi scrisse il Falstaff a 82 anni) fece una traduzione di Omero. Finita la traduzione pensò bene di morire perchè era ora. Ma lui, Hobbes, ne aveva già scritto almeno uno di libri da ricordare. E cioè quel Leviatano che aveva fatto scandalo in Francia, e figurarsi in Inghilterra. Ora è bene distinguere in Hobbes quel che è inaccettabile e quel che invece è fortemente innovativo. Quel che è inaccettabile è che si immagini una sorta di sovrano assoluto che ha tutto il potere in mano, anche di sfruttare a suo piacimento i suoi sudditi, perchè è meglio che le questioni private siano di uno solo piuttosto che di tanti. Meglio un solo confitto di interessi che tanti conflitti. Oggi in Italia la pensano in modo diverso. Che siano diventati tutti democratici? Anche perchè, per Hobbes, è l’uomo che ha in natura la tendenza a dominare sugli altri e a difendere la sua libertà. Bel rompicapo, per cui si è reso necessario un contratto o convenzione che ha creato la comunità e leviatano. D’altronde la vita altro non è che membra per lui e tutto nella vita è moto. Le passioni, se sono moto verso qualcosa, si trasformano in desiderio, se il loro moto è contro qualcosa si trasformano in avversione. E l’amore altro non è che desiderio e l’odio altro non è che avversione. Quel che conta è evitare logicamente le definizioni contraddittorie od ossimori: cioè, ad esempio la “sostanza incorporea”, oppure “l’assolutismo costituzionale”, oppure “il povero Berlusconi” o “il colto Bossi”. Dunque Dio, se è sostanza incorporea, non c’è e così Berlusconi se è povero o Bossi se è colto. Ma per Hobbes Dio non si può raggiungere con la filosofia e in tanti l’hanno anche definito “sostanza corporea” e allora può esserci oppure ci sarebbe come “non sostanza incorporea”, così come Berlusconi c’è solo come presidente del Milan e tra poco non più come presidente del Consiglio e Bossi come l’uomo del “Fora dai ball…”. Ma è meglio soprassedere. Meglio dichiararsi nominalisti ed evitare di pensare che esistono gli universali. Sono solo dei nomi e non fu il primo, Hobbes, a sostenerlo. Esiste Socrate, non esistono i filosofi. Esistono Socrate, Platone, Aristotele, non esistono i filosofi, che sono solo un nome. Quando gli dissero: stanno arrivando i repubblicani consigliò indifferenza. Perché esistevano solo se chiamati uno alla volta per nome e cognome. E non fu così. E poi, ancora qualcosa sul sovrano assoluto, l’autorità suprema che serve per tenere unita la comunità. Con una sola eccezione. E cioè il potere di autoconservazione che è in natura. Per cui si può sostenere che i sudditi possano negarsi al potere del sovrano solo per difendere la loro vita. Dunque possiamo dir di no alle guerre se mettono a rischio la vita. E questo è certo fortemente innovativo visto che anche oggi non tutti gli stati l’ammettono. In Italia il diritto all’obiezione di coscienza è legge solo recentemente approvata. La comunità deve avere un solo potere assoluto. Dunque anche la Chiesa per Hobbes deve sottomettersi al sovrano. Altro che l’Italia, dove la Chiesa cattolica dominava anche sul potere temporale. Solo allora… Hobbes fu il primo filosofo che si occupò dello stato o comunità e delle sue regole. Fu il primo che scrisse di filosofia politica. C’era stato Machiavelli, d’accordo, ma il suo era stato solo un modo di concepire le esigenze del principe. Hobbes parte dell’esigenza della comunità. E arriva più o meno allo stesso risultato. Succede che partendo da due punti opposti (l’interesse di chi sta in alto e di chi sta in basso) ci si trovi d’accordo. Tutto il potere ai Soviet o tutto il potere ai Fasci portano entrambi a un potere assoluto. Nel primo caso pensando di portarci il popolo, nel secondo caso pensando di portarci….il popolo. A volte chi parla a nome del popolo scherza.

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