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Onorevoli commenti. Dal “Forza Reggiana” di domenica 10 aprile

Questione di modulo o questione di anima?

Vabbè, avremo anche vinto al 92’ con quel gollonzo di Temelin, su assist di Maritato, imbeccato da Mei, però con la vittoria contro l’Alessandria fanno due. Prima Cremona, nella pirotecnica partita dei due rigori parati da due portieri (caso quasi unico nella storia del calcio e certo unico nella storia della Reggiana, ve lo dico io), poi il gollonzo a fine partita coi grigi, lividi per la seconda sconfitta subita dalla Reggiana in campionato. E, badate bene, a Cremona e coi grigi, abbiamo giocato non col solito 4-3-1-2, ma col nuovo 3-5-2. Vuoi che sia bastato cambiare il modulo per arrivare a giocare bene e a vincere? Credo proprio di no. Però il modulo è contato. Se è vero che i giocatori stessi lo hanno proposto a Mangone vuol dire che, con la Reggiana messa alle strette dal punto di vista atletico e fisico, la svolta proprio ci voleva. Merito anche a Mangone che l’ha approvato e adottato. Resto naturalmente convinto che il nostro mister doveva arrivarci prima. Ad ogni modo tutto è bene quel che finisce bene. E se si vince oggi i play off non sono più un sogno. Verona, Lumezzane (ma non ci credo), Alessandria, Salernitana tremate, i granata son tornati.

Lotta col Ravenna: per due anni vincemmo noi

Campionato 1955-56, Reggiana e Ravenna si ritrovarono di fronte il 6 novembre del 1955 al Mirabello coi romagnoli primi in classifica e la Reggiana seconda. Eravamo in Quarta serie, signori. Eppure quel giorno, nel nostro vecchio e già decrepito stadiolo convennero oltre 8mila persone, molte di Ravenna. Vincemmo noi per 2 a 0 (gol di Lucianetti e di Mazzucchi). A fine campionato la Reggiana vinse il suo girone, poi vinse anche lo spareggio con la prima dell’altro girone, il Bolzano, e salì in serie C. Passiamo al campionato 1957-58, campionato di serie C. Reggiana e Ravenna ancora di fronte e ancora in lotta per la promozione, stavolta in serie B. La Reggiana ospitò il Ravenna, al Mirabello, il 2 marzo del 1958, coi granata primi in classifica e il Ravenna secondo a un solo punto. Ci si giocava un pezzo di serie B. E vincemmo ancora noi per 3 a 0, col Mirabello che esplodeva di pubblico con quasi 13mila spettatori, una cosa che s’era vista solo nel 1949 nel derby col Modena, quando i presenti erano addirittura un migliaio in più (e allora il nostro stadio non aveva i distinti e nemmeno la gradinata sud e la tribuna era quella mignon che rimase fino al 1988). Segnarono Maselli, Latini e Masoni. E la Regia andò in B. Oggi siamo a uno snodo decisivo. Vincere significa aprire la porta dei play off, perdere o pareggiare significa abbandonare ogni speranza. Forza Granata, ho anche in mente il nuovo inno, perché non si può più ascoltare quello di due marcette incolori. Se non lo fa Ligabue, lo faccio io. Tanto da Liga a Del resta sempre Bue…

Tribuna tricolore?

Bravo Barilli. Ha colorato e rifatto la sede della Reggiana, ha colorato le biglietterie di granata, ha rifatto le panchine e ha anche altri progetti estetici. Rifare parte del campo, sistemare meglio i seggiolini, colorare l’esterno della tribuna, rimettere a posto quella scala di accesso ai palchi e alla tribuna d’onore, che è perfino pericolosa, ristrutturare la copertura di quella scala. E via dicendo e facendo. Bravo. Da parte mia continuo a tormentarlo con una proposta. Che è quella di colorare la parte centrale della tribuna di bianco-rosso e verde e di chiamare lo stadio Città del tricolore, seguito magari dal nome di uno sponsor. Ci ho pensato su. Stadio del tricolore è più coinciso. Ma, mi ha convinto Franco Tosi, “Stadio città del tricolore” significa di più. E fare l’operazione nell’arco del 150esimo dell’Unità d’Italia ci proietterebbe in tutta la nazione con un messaggio davvero stimolante. Una mia vecchia zia diceva sempre “Me a gò la mia idea”. Non vorrei apparire un pò suonato, se insisto. Sapete com’è. L’età è quella che è (sono più giovane di D’Alema, di Bersani, di Castagnetti e di Barbieri, e anche di Giankarlo e di Romano). Vuoi che sia diventato un fissato e che l’idea non passi?