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Leibniz: che bello il mondo delle monadi…

Amava le monadi. Molto più di Berlusconi. Un genio. Un uomo di rara preveggenza. Goffredo Leibniz, tedesco, nato a Lipsia nel 1646, viene generalmente ricordato e contestato per quella sua frase: “Viviamo nel mondo migliore possibile”. Come se per tutta la vita avesse sostenuto questa banale amenità. Invece per tutta la vita sostenne tesi originali e anche anticipatrici. Era laureato in legge, figlio d’un professore universitario. Anche allora era costume che i padri tramandassero quella professione ai figli. Ma l’onniscienza era solo sua. Divenne matematico, fisico, scienziato e filosofo. Senza ereditare nulla. Scoprì il calcolo infinitesimale tre anni prima di Newton (ma il re d’Inghilterra scelse Newton come scopritore, come l’America, che scelse Vespucci e non si chiamerà Cristofora). Inventò la calcolatrice anni prima di Pascal, e soprattutto scoprì l’inconscio duecento anni prima di Freud. Un genio unico. Volle anche dedicarsi a diminuire la fatica dei minatori e inventò un nuovo strumento di lavoro. Magari oggi in disuso, perchè sono centinaia quelli che restano sepolti nelle miniere. Però partì anche lui dall’amletico dubbio sulla “res cogitans” e la “res extensa” di Cartesio. Riepiloghiamo ancora come nel gioco dell’oca. Per Cartesio le sostanze erano due (il pensiero e la materia) e poi c’era Dio, quindi diventavano tre, come adesso nel bipolarismo italiano. Per Spinoza c’era solo Dio (il suo Dio-natura) come unica sostanza e il pensiero e la materia erano solo attributi di Dio. Per Leibniz erano tutte balle. Le sostanze erano molteplici, come il mondo che è articolato e variegato e si muove secondo un ordine. In questo è il migliore possibile. Anche perchè non ce n’è un altro. Dio ce l’ha dato perché il bene è più forte del male. Torniamo all’esempio del braccio e della mente. Per Cartesio non era la mente a muovere il braccio (come poteva l’anima avere un rapporto con la materia?), ma i complessi meccanismi del corpo, per Spinoza la mente e il braccio erano parte costitutiva della stessa sostanza, per Leibniz, invece, esisteva un tutto composto dello stesso elemento costitutivo, le monadi, una sorta di atomi di cui era intessuto anche il pensiero. Questi ultimi sono atomi spirituali. Anzi pare che per lui il pensiero fosse l’unica realtà e la materia una sorta di accidente. Facciamo un esempio. Se il mondo si muovesse solo in termini meccanici allora dovremmo spiegarci non solo i moti dei corpi ma anche cos’è che li tiene insieme. C’è movimento, ma anche unità. In questo senso Leibniz parte dall’atomismo. Ci sono gli atomi che tengono insieme tutto. Ma non crede alla loro indivisibilità. Perché tutto è almeno nel pensiero divisibile. Così come tutto è unificabile. E risolve la questione con il ragionamento. Attenzione perchè siamo nel Seicento. E il razionalismo era il solo strumento di analisi e di comprensione. Anche adattandolo all’uomo. E ancor di più al pensiero. Non ci sono spazi vuoti. C’è qualcosa che mette insieme e tiene unito il tutto. E’ quel che lui chiama monade. E’ quel che non si vede ma c’è (arriverà anche alla conclusione che c’è quel che si pensa e non lo si conosce). Parte dalla spiegazione logica di monade. Razional-nominalistica. Ci sono due verità. Una di fatto e una di ragione. Quella di ragione è quando il predicato è insito nel soggetto. Ad esempio: il quadrato ha quattro lati. E’ insito nell’essenza del quadrato avere quattro lati, no? Gli uomini hanno quattro gambe. E’ insito nel concetto di uomo avere quattro gambe, no? Poi ci sono le verità di fatto. Berlusconi è stato processato a Milano. Non è insito nel soggetto Berlusconi quello di essere processato a Milano. Anzi. Dopo il processo breve è anche dubbio. Oppure Belen sta con Corona. E’ solo una rapporto transitorio. Non è insito nel soggetto Belen stare con Corona. Perché prima stava con Borriello e domani chissà. Sono due verità diverse. Ma solo apparentemente. Perchè in realtà le verità di fatto non esistono. Perché l’esser processato a Milano è sviluppo del soggetto Berlusconi e lo stare con Corona è sviluppo del soggetto Belen. Sono differenze solo apparenti. L’unica differenza è che le verità di ragione hanno soggetti universali (il quadrato ad esempio, significa tutti i quadrati) e le verità di fatto hanno soggetti individuali (Berlusconi, Belen). Dei primi conosco tutto (il quadrato sempre un quadrato è) degli altri no. Solo Dio, la monade originaria, conosce tutto anche degli altri. Per Dio le due verità sono entrambe verità di ragione. Le monadi non hanno tempo, né memorie, cioè non hanno finestre sulla realtà. E il mondo fisico e spirituale ne è composto. Il fatto che Berlusconi venga processato non è solo in qualche periodo, ma sempre. E così il fatto che Belen stia con Corona. Le monadi hanno una sostanza e uno sviluppo. Quelli spirituali sono concetti. E di concetti è fatto il pensiero e solo il pensiero appartiene alla realtà. Nasce una moderna teoria soggettiva della conoscenza. Non è che il mondo fisico non esista, ma noi l’apprendiamo solo attraverso il pensiero che lo plasma e ce lo propone non qual’è (noi non lo possiamo sapere), ma quale noi lo pensiamo. Vabbè, ci sono anche le monadi materiali composte di realtà inorganica. Un sasso se lo divido  in due ottengo due sassi, ma negli essere animati cui sono anche le monadi dominanti (se divido un gatto in due non ottengo due gatti, se divido Bocchino in due non ottengo due bocchini). Questa storia delle monadi destò molta curiosità a fine Seicento. Venne anche istituito un gran Premio delle monadi e venne promossa un’unica edizione di Miss Monade, vinta da Michelle Mercier nei panni di Angelica, la più bella monade dell’epoca. Anche perchè Liebniz era molto vicino al re di Francia Luigi XIV, detto re sole, e volle anche fare un passo verso di lui, a sostegno degli interessi dell’arcivescovo di Magonza al servizio del quale si era posto nella prima parte della sua vita (poi fu con la casa di Hannover). Gli consigliò di invadere l’Egitto e di lasciare in pace la Germania. Consiglio rimandato al mittente perchè Mubarak era già al potere e dell’Egitto non gliene importava una monade. Stè monadi, che erano nel pensiero e nella materia (ma solo inanimate, se no che razza di materia sarebbe), erano anche dotate di percezione. E rizzavano le loro orecchiette. Scalpitavano, origliavano e decidevano. Solo che l’uomo non ci capiva quasi un tubo. E così nacque la questione, davvero preveggente, del pensiero non pensato. Cioè una forma di inconscio umano. Il pensiero non pensato. Freud aveva cominciato a prendere appunti nell’aldilà. Ma siamo andati troppo avanti, anche se è quel testone di Liebniz che si costringe e che ci spinge così avanti. Riprese da Aristotele la legge della contraddizione e inventò una strana nuova teoria della ragion sufficiente, da paragonare al 4%, richiesto per la rappresentanza al Parlamento della Repubblica italiana. Ma di lui si seppe abbastanza poco, perchè molti dei suoi ragionamenti e delle sue invenzioni non vennero pubblicati allora. Alcuni prenderanno forma solo ad inizio Novecento. D’altronde Leibniz Goffredo era un tipo fatto così. Quando doveva pubblicare il suo trattato sull’intelletto gli morì d’improvviso il suo avversario Locke. Preso da umana pietà la sua monade andò in tilt e scelse di lasciar tutto nel cassetto ad ammuffire. Tagliarsi un braccio, per causa d’una monade, era forse meglio che rimanere ignoti per trecento anni…