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Quel che Di Pietro ha capito

Era evidente una cosa. La fine di Berlusconi si sarebbe portata con sè anche la fine di Di Pietro. I due sono stati legati indissolubilmente l’uno all’altro. Di Pietro è il genitore di Berlusconi. Senza la sua Mani pulite ci sarebbero stati ancora Craxi e Andreotti, magari con Martinazzoli, Tabacci e La Malfa figlio. Ma certamente Berlusconi non sarebbe sceso in politica. Quel che Di Pietro ha distrutto Berlusconi ha tentato di ricostruire. In questi anni Di Pietro ha svolto il ruolo del Torkemada antiberlusconiano per eccellenza. Ma come, io distruggo e tu ricostruisci? E’ tutto qui il conflittto. Così un uomo tradizionalmente di destra (della Dc andreottiana, lo ha ricordato anche recentemete l’uomo di Tangentopoli) ha ricoperto una funzione innaturalmente estremista che si è poi dilatata in molti campi, dalla Fiat, alla Libia, al nucleare, all’acqua pubblica. Ma adesso, si dev’essere chiesto opportunamente Di Pietro, adesso che Berlusconi appare sul viale del tramonto, io come faccio a sopravvivere? Catullianamente dev’essersi interrogato: “Nec tecum nec sine te vivere possum?”. E ha cambiato linea. Battuto Berlusconi dove andiamo a finire con Vendola e Bindi? C’è bisogno di un forte centro nel centro-sinistra (oltre tutto senza Casini il centro non ci sarebbe neanche più) e voilà, ecco il nuvo Tonino che sembra uno di quelli appena usciti da un campo di rieducazione cambogiano. Dice esattamente il contrario di quel che aveva sostenuto prima. E ci sarebbe anche da dargli ragione, perchè le cose che dice oggi sono tutte giuste. Ma se poi rientra nel campo di rieducazione ed esce quello di prima?