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Del Bue ricorda Antonio Vergnanini alla Festareggio

Promosso da Istoreco si è svolta ieri sera a Festareggio l’iniziativa per ricordare, nel 150esimo della nascita, il grande socialista riformista Antonio Vergnanini. Mauro Del Bue ha svolto l’intervento che in sintesi pubblichiamo: “Antonio Vergnanini era nato nel 1861, anno dell’unità d’Italia, e aveva dunque due anni in meno di Camillo Prampolini, del quale divenne uno dei collaboratori più intelligenti e creativi. Se Prampolini era l’uomo delle predicazioni, Vergnaninie era l’uomo del fare. La sua è stata tuttavia una personalità poliedrica. Cooperatore, uomo politico, giornalista, autore di testi teatrali, poeta e vignettista, Vergnanini era figlio di un esercente che aveva dovuto sospendere la sua attività per fallimento. A causa della legislazione in vigore nell’ottocento, Antonio perse i diritti attivi e passivi di voto. Egli seguì d’impulso l’idea socialista e dopo gli anni del Liceo (studiò anche nella facoltà di ingegneria all’Università di Torino, senza laurearsi), collaborò col giovane Prampolini nella redazione de “Lo Scamiciato, voce del popolo”, il giornale anarco-socialista nato nel 1882 e morto nel 1884. Poi fu nella redazione de “La Giustizia”, fondata da Prampolini nel 1886. Vergnanini venne delegato al congresso di Genova del 1892 e a quello di Reggio Emilia dell’anno successivo fu chiamato alla presidenza. Aveva già iniziato la sua fertile attività cooperativa, dopo l’esperienza di Contardo Vinsani, che nel 1882 aveva lanciato l’Associazione cooperativa, una nuova idea di cooperativa che, superando le prime esperienze degli spacci, aveva messo in vendita i prodotti a tutta la popolazione. Vinsani era un professore di matematica che sognava un mondo nuovo e s’era messo in testa di costruirlo da solo. Non era socialista (anzi i socialisti, più avanti polemizzeranno duramente sulle sue peregrinazioni politiche) anche se il partito gli chiese di candidarsi (ottenendo un rifiuto) alle elezioni del 1882. Vinsani nel 1884 fu poi protagonista, assieme all’on. Giacomo Maffei, dell’esperienza di un altro giornale, “Reggio nova”, di chiara e concreta impostazione cooperativa. E aveva elab0rato una strategia per superare il libero commercio con la creazione di cooperative di consumo che avrebbero dovuto prendere il via nei comuni, nelle regioni e a livello nazionale. L’idea che più avanti Vergnanini elaborò della cooperazione integrale, che si baserà su studi ben altrimenti approfonditi e scientifici, discende proprio da questo originale suo predecessore, che aveva anche fondato una sorta di nuova moneta. Vergnanini è poi il principale fautore, dal gennaio al  luglio del 1894, della breve esperienza del primo quotidiano socialista italiano. Si chiamava “Il Punto nero” ed era diretto da Olindo Malagodi, padre di Giovanni, futuro segretario del Pli. La testata aveva assunto questo nome a causa dell’accusa, formulata dal “pedagogo” del giovane presidente del Consiglio Giolitti, Giovanni Chavez, che aveva definito la Valpadana “il punto nero” dell’Italia giolittiana. In questo c’era tutta l’ironia tipica di Antonio Vergnanini. Il giornale s’imbattè sia in spese non coperte dalle entrate, sia nel turbine della repressione crispina. Vergnanini ne fu vittima e venne condannato a due anni di reclusione. Scelse l’esilio ed espatriò in Svizzera, dove non perse nè la passione per il giornalismo nè quella per la politica. E  divenne in breve direttore del giornale “L’avvenire del lavoratore” e poi segretario dell’Unione socialista di lingua italiana. Fu poi direttore dell’Ufficio emigrazione a Berna. Forse si sarebbe stabilito definitivamente nella sua nuova patria, se nel luglio del 1901 a Reggio non fosse stata fondata la nuova Camera del lavoro. Il suo nuovo segretario fu il giovane Arturo Bellelli, in attesa, però, proprio del rientro a Reggio di Antonio Vergnanini che ad ottobre ritornò nella sua città. Il movimento cooperativo reggiano era già forte e disporrà, nel dicembre del 1903, di 106 leghe di lavoratori giornalieri delle campagne,  di 52 dei coloni, di 56 leghe operaie , di 52 cooperative di lavoro e di 50 cooperative di consumo. Una realtà costruita con pazienza e grande capacità organizzativa anche da Vergnanini, oltre che da Luigi Roversi, soprattutto nel campo delle cooperative di lavoro, e da Arturo Bellelli. Vergnanini è il principale teorizzatore della cooperazione integrale e già al Congresso del Psi di Bologna del 1904 aveva sostenuto questa tesi. Il suo discorso aveva notevolmente impressionato i minimalisti, e anche coloro che avevano scambiato il riformismo reggiano come un cedimento alla borghesia. Vergnanini arrivò al punto di sostenere che a Reggio Emilia, tra le municipalizzazioni del Comune (era stata fondata la nuova farmacia comunale già nel 1900, pochi mesi dopo la conquista del comune che risale al dicembre del 1899, era stata municipalizzata l’azienda della luce elettrica e dell’acqua e anche le affissioni e il macello, poi addirittura s’era creato il nuovo panificio comunale dopo un referendum vinto di stretta misura) si sarebbe paralizzato tutto il commercio borghese. Ne discese una rivolta dei ceti commerciali reggiani, ben orchestrata dall’Associazione del bene comune, da Vergnanini definita la Grande armata (che come quella napoleonica s’era frenata nell’inverno russo, così quella reggiana sarebbe stata sconfitta dai socialisti). Ma questa Associazione, che si presentò alle elezioni, vinse inaspettatamente sia quelle parziali del 1904 sia quelle generali del 1905 e si installò alla guida del Comune. Furono anni difficili per i socialisti reggiani (nel gennaio del 1905 anche Camillo Prampolini fu sconfitto da un esponente della Grande armata, Giuseppe Spallanzani, nel seggio per la Camera di Reggio città). Il Psi reggiano riuscì però a ribaltare la situazione, anche per merito di uomini c0me Vergnanini che, sul versante della Camera del lavoro, continuò a incrementare strutture e  iscritti. Vergnanini fu il protagonista della più grande impresa che i cooperatori avessero fino ad allora messo in atto: la costruzione, e poi la gestione, della ferrovia Reggio-Ciano che nel 19o7 prese il via (nello stesso anno i socialisti trionfarono contro i resti della Grande armata nel comune di Reggio). Alla posa della prima pietra dell’opera vennero da ogni parte d’Europa studiosi e uomini politici increduli all’idea che i socialisti reggiani, anziché pensare alla rivoluzione, costruissero una ferrovia. Non ci credeva nessuno. E invece nel1911 la ferrovia vide la partenza del primo treno. Vergnanini, l’anno dopo, nel 1912, venne chiamato alla guida della Lega delle cooperative nazionale, che aveva sede a Milano e lasciò definitivamente Reggio. Anche per questo rilevante incarico venne nominato dal congresso di Ancona del 1914 nella Direzione nazionale del Psi. Poi le vicende belliche nei confronti delle quali Vergnanini assunse la posizione di non interventismo tipica di Prampolini e del suo pacifismo etico, corroborata però da una preoccupazione forte per la difesa della patria, che in Turati fu assai evidente, soprattutto dopo la disfatta di Caporetto. E dopo l’affermazione del fascismo Vergnanini fu a Roma per tentare di difendere il ricco patrimonio politico, etico e anche strutturale del movimento cooperativo. Morì nella capitale nel 1934, quattro anni dopo Prampolini. Personaggio poco ricordato in Italia e anche nella sua città, Antonio Vergnanini meriterebbe ben altri approfondimenti e studi. Ringrazio ancora i promotori di questa iniziativa tanto più se vorranno considerarla solo l’inizio di un percorso di esame e di rivalutazione di una personalità così significativa e di una fase della storia di Reggio Emilia, a mio avviso la più luminosa.