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Da “Il Resto del Carlino” (1 -11-2011): “Vot’Antonio (Tallarita)”

Lo diceva Totò in un famoso film. E io voto Antonio, Antonio Tallarita, come reggiano dell’anno. Il nostro concittadino, ingegnere della Lombardini di 51 anni, dopo aver vinto la Torino-Roma di corsa (signori, parliamo di 747 chilometri per unire le due capitali del Regno), col secondo arrivato sotto il Cupolone a 17 ore di distanza, ha battuto il record del mondo di corsa. Mille chilometri in dieci giorni, percorsi col freddo, col caldo, sotto la pioggia battente, giorno per giorno, iniziando alle otto del mattino e finendo a sera, sfinito, col buio e l’umidità che ti punge il costato. E assecondato, seguito e protetto come un figlio da alcuni podisti e altri campioni, come Marinella, che ha battuto il record della corsa con palla, tre rimbalzi a destra e tre a sinistra, per 57 chilometri, seguendola con lo sguardo e parlandole anche come una sorella, la “sorella palla”, e come Vito che ha voluto correre la metà di Antonio, solo cinquanta chilometri al giorno, mangiando riso e nutella. Come un signore di 85 anni, bresciano, 671 maratone sul gropppone e nelle gambe, che domenica si è sorbito, sguardo fermo e spalle ingobbite, la bellezza di “soli” 21 chilometri, giustificandosi anche. O come un donna smilza, la principessa Angela, che ha voluto accompagnare per qualche giorno Antonio nella cento chilometri, come ieri sera, arrivando al traguardo con lui abbracciata. Voto Antonio come reggiano dell’anno e con lui tutti quelli che hanno corso venendo anche da fuori Reggio, e mantenendosi nella nostra città e spendendo soldi. Senza ingaggi, senza premi, con il solo amore per lo sport in una dieci giorni di autentica solidarietà e amicizia. Quando ho abbracciato il campione, che aveva appena tagliato il traguardo, mi sono venute in mente altre imprese, altri titoli vinti, altre trincee espugnate. Ma questa è l’impresa più autentica, senza strumenti, senza tattiche e strategie, senza doping. E’ l’impresa dell’uomo che vince col suo corpo, oltrepassando i limiti della fatica e della perseveranza, come Sisifo, condannato da Zeus a portare il suo masso per sempre sul monte. Voto Antonio, dieci giorni, dall’alba alla notte sempre in corsa, senza nessuna colpa da espiare e col solo proposito di oltrepassare i confini della realtà.