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Amen

Dietrologhi all’attacco. Ma Berlusconi si dimetterà davvero? E magari, se si vota a gennaio, si ricandiderà lui? Due risposte che mi sento di dare, secche secche. Berlusconi si è già dimesso. L’impegno assunto col capo dello Stato è solenne. Non si può (ritorna ancora quella sorta di ossessione antiberlusconiana che porta solo a trasfigurare Berlusconi in una sorta di essere superiore) tornare indietro. Anche perchè Berlusconi ha annunciato le dimissioni visto che la maggioranza non c’è più. E non è che la maggioranza ritorna qualora Berlusconi cambiasse idea sulle dimissioni. Potrebbe al massimo succedere a lui quel che è successo a Prodi. Se non si farà un nuovo governo potrebbe toccare a lui condurre il Paese alle elezioni. Non è stato un vantaggio per Prodi, dubito che lo sarebbe per Berlusconi. Anche la sua ricandidatura è follia solo immaginarla. Sarebbe funzionale a far stravincere le opposizioni. Il Pdl e la Lega non credo possano arrivare fino al punto di straperdere così volentieri accettando quel è oggi si è trasformato, da un vantaggio, in un onere. Dunque possiamo dire Amen. Non è il caso invece di preparare funerali, perchè la politica è sempre foriera di imprevedibili resurrezioni. Ma almeno in questa fase politica Berlusconi può dire addio a un ruolo preminente nelle istituzioni repubblicane. Sarà ancora leader del suo partito, probabilmente. Ma il suo partito sopravviverà alla sua fine istituzionale? Questo è il vero nodo dell’attuale situazione politica. Tutto ruota attorno a questa questione. E in particolare dipende da essa l’alternativa “nuovo governo-elezioni”. E’ evidente che un governo di emergenza sarebbe la risposta migliore per il Paese, chiamato a uno sforzo di coesione nazionale a fronte della manovra (anzi delle manovre) che l’Europa ci chiede. Ma per comporre un governo di emergenza ci vuole anche il Pdl o una sua consistente parte. Berlusconi vuole le elezioni, più per puntiglio che per calcolo. Non si è mai visto infatti un partito che desidera così tanto la sua sconfitta. Bersani vuole invece il governo e non le elezioni, nonostante tutti gli assicurino la vittoria. Non si è mai visto neppure una presunta coalizione, data da tutti per vincente, allontanare così tanto il suo pronosticato trionfo. Eppure le cose stanno così (o meglio appaiono così). E forse in quel “presunta” si può ben interpretare la prudenza del Pd (è cosciente che solo con Vendola e Di Pietro forse riuscirebbe a vincere, ma non a governare, ed è egualmente consapevole che mettere insieme Casini, Di Pietro e Vendola non è facile). Resta il fatto che una parte non trascurabile del Pdl non è più in sintonia col suo leader. E l’ipotesi del governo d’emergenza è legata alla sopravvivenza del Pdl o alla sua frantumazione. Se una parte consistente di parlamentari del Pdl sarà disponibile a creare una nuova maggioranza, il governo si farà (e in questo caso per il Pd sarà più facile creare i presupposti per un’alleanza anche elettorale con Casini), se no si andrà alle elezioni. A gennaio, con Natale e Capodanno passati a far comizi, tra tacchini bolliti e fuochi artificiali. E con l’Epifania che tutti i candidati si porta via. Ma ve l’immaginate davvero che in Italia possa succedere?