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Degli stipendi, dei vitalizi e d’altro…

Giusto riflettere sugli stipendi, i privilegi  e i vitalizi parlamentari, giusto proporre modifiche e riduzioni, ci mancherebbe. Sapendo però la verità, che sia i politici di oggi sia i giornalisti di sempre dovrebbero conoscere. E cioè che ogni modifica (come del resto vale anche per i lavoratori che sono già in pensione) riguarda quelli che sono in servizio, se si tratta di stipendi e privilegi, e coloro che verranno se si tratta di vitalizi. E di modifiche ne sono state già apportate molte. Ad esempio oggi non è più possibile ottenere un vitalizio con un solo giorno o mese o anno di carica parlamentare, come invece accadeva in passato, e come ancora oggi si continua a ricordare. E non è più possibile ottenere un vitalizio a meno di 60 anni, contrariamente al passato, e si potrebbe anche elevare l’età a 65 o 67. Volendo eliminare invece i vitalizi per gli ex deputati si verificherebbe un assurdo perchè, seguendo questo ragionamento, si dovrebbero richiamare in servizio i parlamentari che sono usciti, il chè, contrariamente ai baby pensionati congedati dal lavoro a soli 38 anni, sarebbe assai gradito dagli interessati. Quello che questa classe dirigente, incapace di motivare e difendere la propria situazione e anche, però, di introdurre da subito modifiche convicenti, serie, realizzabili, di ribattere, se è il caso, a critiche ed accuse infondate e di sostenere che i privilegi sono soprattutto altrove, questa classe politica così debole e ipocrita merita di essere trattata in questo modo. Continua ad autoaccusarsi, e rivela inevitabile la sua condanna popolare. Cavalca la tigre e insegue la moda, non sa spiegare e sostenere una tesi (ad esempio che i benefit dei parlamentari inglesi, tedeschi e francesi, che hanno stipendi, quelli francesi solo leggermente, inferiori ai nostri, assommano a più del doppio di quelli italiani, come recentemente pubblicato su “L’Espresso”), non è capace di criticare con dovizia di particolari anche chi la mette sul banco d’accusa e sottolineare anche i cospicui privilegi dei suoi spietati critici. Perchè non esistono forse i privilegi dei magistrati, ad esempio (sono stati pubblicati quest’estate quasi clandestinamente su “La Repubblica” con particolari inquietanti sui doppi e tripli stipendi e pensioni) e quanti sono quelli dei giornalisti di Stato, compresi coloro che tanto si scandalizzano per gli stipendi e le vitalizi altrui? E quelli degli stessi giornalisti ormai specializzati in libri e articoli contro la casta a quanto ammontano? Si dirà: sono a carico di privati. No. I giornali hanno anche provvidenze pubbliche. Potrei continuare coi manager di stato, coi presidenti di società a partecipazione statale, coi direttori e gli amminisitratori delegati delle aziende pubbliche e via dicendo. Questi signori, che sono i veri privilegiati e che hanno stipendi di dieci, venti, trenta volte superiori a quelli dei parlamentari, pensioni d’oro, benefici assai più cospicui e costosi, sono quasi immuni da critica. Compresi i cosidetti tecnici che oggi ci governano e che, provenendo in larga parte dall’apparato dello Stato, guadagnano assai più dei ministri di prima. Sono immuni, e anzi potenzialmente moralizzatori, perchè non sono ritenuti parte della casta politica, e dunque non stanno nell’epicentro della crisi. D ‘altronde l’atteggiamento della classe politica di oggi giustifica ampiamente la sua messa sul banco degli imputati. Il suo comportamento induce ad emettere una sentenza di condanna senza neanche il processo. Se la merita. Per quanto mi riguarda vorrei fare eccezione e contribuire a fare chiarezza e tornerò sull’argomento non già per difendere la casta, ma per approfondire, precisare, ribattere nella convinzione che esistono le caste e che i costi delle caste altrui sono assai più insopportabili di quelli della sola esecrabile casta già condannata a morte.