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Congresso regionale del Psi: tra il passato e il futuro

29 Novembre 2011 1.360 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ottima occasione per segnalare un’esistenza e anche un progetto di futuro, il congresso che si è svolto a Imola del Psi dell’Emilia-Romagna. Sala gremita, salta agli occhi la presenza di tanti vecchi compagni di cordata che si ritrovano e  anche di un numeroso gruppo di giovani, attivo e ben preparato. Quel che ho detto nel mio intervento è in larga parte già riassunto nei miei interventi scritti precedentemente. Ho accolto a braccia aparte il ritorno a casa di Ottorino Bartolini, il romagnolo autonomista, consigliere regionale del Psi in epoca pre craxiana. E ho svolto un ragionamento sul sistema politico in evoluzione nella fase aperta col governo Monti e sul nostro piccolo partito in rapporto alla possibilità di aggregazione più vasta dell’area liberalsocialista. Sul primo punto una premessa: Il governo Monti non aveva alternative, se non quella del ricorso alle elezioni anticipate che ci avrebbero regalato due eventi preoccupanti: il pericolo del tracollo finanziario e quello della vittoria della triplice di Vasto (Bersani, Vendola Di Pietro) che non sarebbe stata in grado di governare l’Italia. Il governo Monti segna due aspetti, uno negativo e uno positivo. Quello negativo è la sua cosiddetta valenza tecnica. Bisognava fare un governo politico di emergenza, ma i due partiti maggiori non vogliono contaminarsi. Preferiscono stare alla finestra e lottizzare i ministri, i vice e i sottosogretari, prevalentemente di notte. L’elemento positivo è costituito dalla potenziale trasformazione del sistema politico. Monti non sarà una semplice parentesi del bipolarismo, ma finirà per scomporlo. E se sommiamo a questa evidenza la sola strategia che l’Italia si deve dare e cioè quella di diventare un paese europeo, allora la possibiltà che una forza socialista e liberale rinasca è certa. Anche su questo nuovo movimentismo dell’area riformista dobbiamo intervenire senza scomuniche, senza pensare d’essere noi il solo partito a cui gli altri dovrebbero aggregarsi, con umiltà, ma anche con due premesse indispensabili. Per creare in Italia una nuova forza socialista o liberalsocialista occorre essere in rapprto col socialismo europeo e non col Partito popolare e in Italia non si può essere parte integrante di un partito di centro destra. Su tutto il resto dobbiamo essere pronti a discutere.

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