Sesta promozione, la più entusiasmante
Ho vissuto per intero la storia della Pallacanestro Reggiana. Anzi seguivo il basket anche da bambino quando la nostra Torre giocava nella vecchia palestra dell’ex Gil e mi ritornano alla mente i nomi di Zecchetti, Caldiani, Marani, Gasparini, Guidetti, Fabbi, poi di Spaggiari, di Davoli, del coatch Pezzi. Erano i grigiorossi tutti reggiani che affollavano l’angusta sala coi gradini in legno e se la vedevano in serie B col Gira Bologna col Forlì e il Vigevano, con la Pro Patria di Busto Arsizio. Qualche volta capitava, in qualche campetto delle Marche, di giocare all’aperto coi tifosi locali che manovravano a loro vantaggio anche i canestri. Basket pionieristico o quasi. Naturalmente ho seguito tutta l’epopea della Pallacanestro Reggiana a cominciare dalla sua fondazione del 1977 col giovane Enrico Prandi presidente. E da quel campionato del 1979-80 quando perdemmo la serie A2 in quella partita micidiale col Leone Mare Livorno, in un pala esaurito in ogni ordine di posti. Poi lo spareggio con la Necchi Pavia a Udine del 1982, dove abbiamo esultato con Zappi e col povero Fuss, assieme ai reggiani Codeluppi, Grasselli, Rustichelli e al quasi nostro Ghiacci per il primo ingresso del basket reggiano nel semi-Paradiso dell’A2. E poi gli anni di Bouie e Hackhet e della prima promozione del 1984 in A1 con Dado Lombardi e dei 5mila tifosi sempre presenti in un pala superesaurito. E quella magica vittoria in A1 al Madison di Bologna del 1985, con Dado che uscì trionfante con le mani a V in segno sfrontato di vittoia e gli scontri tra Lombardi e Petterson con Milano e quelli tra Dado e Bianchini nella gara col Bancoroma, che purtroppo incendiò un pò troppo il nostro pala e finì male con quella pila lanciata in campo. Dalla prima promozione, che come gli amori non si scorda mai, alla seconda con Pasini nel 1988, alla terza con Bernardi nel 1993, alla quarta con Consolini nel 1997, alla quinta con Fr ates nel 2004, a quella di ieri con Menetti, sono mancato al nostro Pala solo a poche gare. E dico senza tema di smentita che l’entusiasmo di ieri è stato il più grande, con le sfilate in circonvallazione che mai si erano verificate nelle altre occasioni, anche più intenso di quello del 1984, perché la promozione di ieri era tutto sommato imprevista e raggiunta col cuore, dopo una serie di scontri all’arma bianca e quasi tutti vinti all’ultimo secondo. Col fiatone, con la gioia che ti prendeva al suono della sirena e poi con la musica di Ligabue che ti entrava nelle orecchie a tutto volume. Quando tocchi il cielo con un dito dopo aver visto le nubi è anche più bello. E’ più entusiasmante raggiungere il Paradiso dopo aver sfiorato l’Inferno. E l’anno scorso mi sono trovato nella braccia di Landi e Menetti dopo una salvezza acchiappata all’ultimo secondo, sempre grazie a Scafati (che quest’anno forse maledirà per non aver perso con Verona). Dalla soglia dell’Inferno a quella del Paradiso il viaggio è stato lungo solo un anno. E adesso so che tutti si aspettano molto anche da me, dal sindaco, dalla giunta. E ce la metterò, ce la metteremo, tutta per accontentare gli sportivi reggiani che se lo meritano. Meno rotonde e più Pala? No, le rotonde servono e di Pala ne basta uno. Magari rinnovato e ampliato. Abbiate fiducia.
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