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Io l’ho conosciuto bene Walterino

Si scaraventò nel mio ufficio alla Camera in occasione dei referendum sulla caccia della Primavera del 1990. Ero allora responsabile del dipartimento Ambiente della Direzione nazionale del Psi. Aveva un voce stridula e un faccino da bimbo che ha appena rubato la marmellata Walterino Lavitola, poco più che ventenne lucano che a Roma mi dissero fosse addirittura arrivato con l’autista. Figlio di papà, e piuttosto sicuro di sé, mi propose di fondare un’associazione definita “I cacciatori dell’ambiente”. Si era promesso niente di meno che di conciliare il contrasto tra ambientalisti e cacciatori, affermando una nuova compatibilità, più nominalistica che reale. Non gli diedi retta. Mi sembrava un pò matto e anche piuttosto arrogante. Stridulo e con stà faccia da schiaffi, mi chiesi anche se non mi volesse per caso prendere per il sedere. E invece lui, ventenne lucano figlio di papà, si proponeva già allora un ruolo decisivo nel conflitto politico italiano. Non scherzava. Non lo incontrai più e seppi dopo qualche mese che quell’associazione era nata davvero con il beneplacito di Vincenzo Balzamo, allora segretario amministrativo del Psi. Di lui non seppi più nulla, se non dopo la fine del Psi, quando riapparve come coloro che dopo una tragedia hanno la possibilità di ritagliarsi un ruolo. Mi dissero che proprio quel Walterino “faccia da schiaffi” era diventato proprietario dell’Avanti. Da non crederci, da stropicciarsi gli occhi. Capii che il Psi non aveva speranza. Mi rivelarono che fosse stato Craxi da Hammamet ad incaricarlo. Poi mi chiarirono che Walterino “faccia da schiaffi” aveva fatto fuori lui i consoli incaricati da Craxi, tra i quali quel Beppe Scanni che era stato con me nella Fgsi. Così me lo ritrovai ai tempi del Nuovo Psi, mentre con molta spudoratezza egli pretendeva per sé un posto da deputato, anche vantandosi di avere a disposizione risorse attraverso l’Avanti, grazie alla legge sulle provvidenze. Si agitava continuamente e appena annusava la possibilità di occupare un posto, si candidava e tramava e dichiarava e scriveva sul suo Avanti. Ma lo faceva apertamente, spudoratamente, senza più o meno ambigui sotterfugi. Nel 2001 pretendeva un collegio che non gli venne dato, poi, da allora, si mise in testa di fare il sottosegretario, più o meno fino alla mia nomina, che osteggiò in tutti i modi. Da allora cedette politicamente l’Avanti a Cicchitto e ai suoi e si arruolò con Forza Italia e al servizio di Berlusconi. Sempre con quella voce stridula, quella faccia da bimbo strafottente e anche un po’ isterico che ti chiede continuamente: ma allora stò gioco me lo compri o no? L’Avanti divenne così l’organo di una corrente cicchitiana di Forza Italia e noi tirammo un sospiro di sollievo, non per l’Avanti, ma per il Nuovo Psi. Ci eravamo liberati di Lavitola. Quando venni a sapere dei traffici di Walterino con Berlusconi mi venne in mente quel paradosso del Papa e di Pierino,quando la gente si chiedeva “Chi è quell’uomo vestito di bianco vicino a Pierino?”. Era lui, Walter Lativola che si faceva fotografare vicino a Berlusconi e veniva intercettato mentre gli telefonava. Il problema di fondo, a proposito di quell’orrendo pasticcio di Santa Lucia e di tutti i festini tra donnette disponibili e mariti più o meno compiacenti, è che quell’uomo vestito di nero coi capelli a cespuglio e il sorriso artefatto doveva accorgersi che non aveva vicino Pierino, ma Walterino. Il bimbo con la faccia da schiaffi e la nevrosi di arrivare in Parlamento, in Europa, alla Rai. Lui aveva una scala di valori chiari. Soldi, sesso e sampagne, per dirla con le tre esse care agli emiliani? No. Solo il potere, a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Ha rotto il legame tra Fini e Berlusconi e ha contribuito a far cadere un governo. Voleva a tutti i costi ritagliarsi un ruolo importante. In fondo c’è riuscito no?