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Berlusconiadi

Prima annuncia il ritiro della sua candidatura ed implicitamente indica Alfano come successore, poi rilancia e si ripresenta candidato, infine accetta le primarie che aveva esplicitamente contestato, poi ipotizza la nascita di un nuovo partito, evidentemente senza i suoi colonnelli e caporali, adesso pare aver sciolto la riserva e si dice pronto a correre perché l’Italia sarebbe avviata verso il baratro, senza di lui. Ma non si capisce se ancora col Pdl o con una nuova lista depurata dagli ex An che a loro volta farebbero un altro partito. Colpisce la coerenza e anche il tragico destino di Alfano, due volte sull’altare e due volte nella polvere. Certo non finirà a Sant’Elena. Anche perché il destino nobile e tragico è solo riservato ai protagonisti. Non ai pretendenti. È difficile comprendere la strategia berlusconiana se lo stesso Berlusconi si dice ancora confuso e indeciso. E tuttavia la sua lunga e lacerante riflessione, berlusconianamente amletica, parte da un presupposto. La colpa della crisi del Pdl non è sua, ma dei suoi. È un atteggiamento, in verità, che ha accomunato un po’ tutti i grandi leader politici italiani, e sopratutto coloro che i partiti li hanno fondati. Pensiamo all’ultimo Craxi, che il Psi non l’aveva fondato, ma rifondato sì, e al suo giudizio sui suoi sottomessi, pensiamo a Occhetto che dopo aver creato il Pds, lo ha clamorosamente abbandonato, pensiamo a Fini che ha lasciato i suoi ex colonnelli e lanciato un nuovo partito senza di loro, pensiamo allo stesso Di Pietro, che ha sancito la fine dell’Idv, accusando i dipietristi. Berlusconi non fa eccezione, dunque. E ritiene che solo liberandosi dalle zavorre sue, possa rilanciare se stesso. Non ritiene di essere lui la malattia, ma sostiene di essere lui, ancora, la medicina. Berlusconi deve essere stato parecchio colpito dalle primarie del centro-sinistra. Le ha invidiate e temute. L’effetto imitazione, in scala minore, proposto da Alfano, deve averlo parecchio preoccupato. Inventerà qualcosa e mentre Grillo ha indetto le Parlamentarie, riservate esclusivamente agli iscritti e con regole fissate solo da lui è dall’invisibile e crozziano Casaleggio, non escludo che Berlusconi indica le Berlusconiadi, riservate a un solo candidato, ma col voto aperto a tutti.