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Se vince Grillo

Proviamo a ragionare per ipotesi. Le elezioni le vince Grillo e alla Camera si prende il premio di maggioranza eleggendo ben 340 deputati, il 55 per cento previsto dal Porcellum. Naturalmente nessuna previsione, nemmeno la più stravagante, può credibilmente attribuirgli la maggioranza anche al Senato. A questo punto cosa succede? Il presidente della Repubblica dovrebbe verificare la possibilità di formare un governo che disponga di una maggioranza parlamentare. Credo che nessun partito presente al Senato sia disponibile a una collaborazione, nè credo che i grillini siano poi tanto interessati a trovare mediazioni con i soli gruppi che al Senato si formeranno, e cioè il centro-sinistra, Monti e Berlusconi. Ugualmente il presidente della Repubblica, che intanto dovrebbe arrivare alla sua naturale scadenza, potrebbe dare un incarico esplorativo, mentre alla Camera un ignoto grillino verrebbe intanto eletto presidente dell’Assemblea. Non saprebbe proprio a chi dare l’incarico il paziente Napolitano. Mettiamo che la scelta cada sul sindaco di Parma PIzzarotti, visto che Grillo non è candidabile per la sua nota condanna, e visto che gli altri sono tanti signor nessuno, a meno che l’indicazione del movimento non cada sull’esuberante, ma oscuro Casaleggio. Il nuovo presidente incaricato dovrebbe poi presentarsi a Napolitano con un governo fatto di soli grillini, magari anche col reggiano Olivieri, che so, al ministero dell’ambiente e il governo otterrebbe la fiducia della Camera, ma non del Senato. Le elezioni del nuovo presidente della Repubblica potrebbero intanto, magari col consenso più o meno occulto di Sel, orientarsi davvero su Dario Fo che salirebbe al Colle. Intanto nei due, tre mesi di non governo lo spreed salirebbe a mille mentre le varie agenzie di rating retrocederebbero l’Italia a meno di zero. L’appesantimento della situazione economica e del debito pubblico, unita ai pronunciamenti del Movimento 5 stelle di non pagare il debito e di scindere i legami con l’Europa, spingerebbe l’Italia sull’orlo del baratro. A quel punto, mettiamo a maggio-giugno, il nuovo presidente della Repubblica sarebbe costretto o a tentare un golpe o a indire nuove elezioni. E alle elezioni il movimento di Grillo sarebbe spazzato via dagli stessi che l’hanno votato qualche mese prima. Gli italiani sono come San Tommaso, le cose le capiscono se ci mettono il naso. E a volte ci impiegano anche vent’anni, come per il fascismo e la seconda repubblica, che ci ha accompagnato da Di Pietro a Grillo attraverso Berlusconi. Ma stavolta, è certo, saranno molto più veloci. Solo che avremo perso tempo e soldi.

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