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Errani humanum est…

Secondo me si scambiano le cause con gli effetti. Parlo del rapporto con Grillo e il suo movimento. È evidente che le cause che lo hanno generato sono di ordine economico e sociale. Anche la questione del costo della politica è oggi da mettere in relazione con il profondo disagio dei ceti sociali produttivi del nord e dei giovani disoccupati e precari di tutta Italia. Perché mai negli anni ottanta nessuno se ne occupava? Aveva ragione Luciano Cafagna nel suo libro “La grande slavina” a proposito degli anni novanta: “Quando esplode una questione morale è perché esiste una questione economica”. Non c’è bisogno, per sostenerlo, di rileggere Marx. E così per contenere o sconfiggere il movimento grillino, bisognerebbe andare alle radici del malessere e trovare il modo di affrontarlo e in qualche misura di risolverlo. Come? Con un governo in grado di ricontrattare alcuni parametri europei, separando gli investimenti dal debito, rivedendo dunque il nostro patto di stabilità, che permetta di pagare le aziende, di evitare il loro fallimento, di rilanciare gli investimenti, di creare nuovo lavoro. Servirebbe un governo a larga maggioranza o di emergenza nazionale. Invece si preferisce sposare la filosofia grillina che è effetto della crisi economica. Così facendo, ad esempio nominando presidenti di Camera e Senato, bravissime persone e magari anche ottimi presidenti, che sono assolutamente estranei alla politica e poi designando, come vorrebbe fare Bersani per il governo, solo facce nuove, nessuna delle quali impegnate in politica, dubito si renda davvero un servizio utile al Paese, ma certo si rende un gran servizio a Grillo, senza l’affermazione del quale le citate novità non si sarebbero certo verificate. Ma senza risolvere i problemi a causa dei quali il movimento di Grillo è nato e ha trionfato l”imprenditore veneto non si accontenterà di una donna alla presidenza della Camera o di un ministro che proviene da un altro mondo e nemmeno dell’abolizione del finanziamento ai partiti, e così il disoccupato, il sottoccupato, il precario. Finché non avremo risolto le loro questioni non cambieranno idea sul governo e sui partiti. Bersani oggi si propone nelle vesti di imitatore di Grillo ed è disposto a concedere qualsiasi cosa pur di ottenere il voto di qualcuno dei Cinque stelle al Senato, magari mischiandolo con qualche benevolenza della Lega, risultato di vaghe concessioni sul federalismo, e con comprensibili e già vissute fobie elettorali che certo animano senatori appena eletti. Se gli riesce non formerà un governo, ma un’armata Brancaleone. E i problemi degli italiani saranno quelli di prima. Anche se l’operazione, pare studiata da Errani, dovesse passare, non vedo come potrebbe trattarsi di un governo in condizione di affrontare e risolvere i problemi dell’Italia. Errani humanum est, ma perseverare è diabolico. Eppure Bersani lo capisco. Se non passa chiude. Deve cedere a Matteo Renzi che a quel punto diverrà anche dominus del partito. Dalle 15 e 05 del 25 marzo il giovin signore fiorentino attende il suo cadavere sulla riva del fiume e si sente come Rivera dopo la finale col Brasile ai mondiali messicani. Se ci fosse stato lui…