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Di qui si passa (editoriale dell’Avanti)

Penso innanzitutto che sia un testata storica di valore inestimabile, un giornale socialista fondato nel 1896, con la direzione di Leonida Bissolati, e atteso da anni dal popolo socialista che quattro anni prima aveva fondato un partito.
Penso che un giornale che ha avuto tra i suoi direttori personalità del calibro di Nenni, Pertini, Craxi, non possa non richiamare l’attenzione di molti anche nei momenti più difficili della storia socialista. Dunque ritengo che un richiamo alla storia, così opportunamente e minuziosamente ricordata nel bel libro di Ugo Intini, debba sempre essere presente.
Credo che il formato online in cui siamo oggi chiamati ad esprimerci non sia meno efficace, ma perfino più incisivo, di quello su carta. So che molti compagni, simpatizzanti e amici ancora stentano a considerare questa come una nuova opportunità. Ma ci sforzeremo di dimostrare che è la via giusta, la sola via, oggi. Per questo ci impegneremo a coordinare le due testate, l’Avantionline e l’Avanti! della domenica, per arrivare a una una sintesi capace di suscitare l’interesse di tutti e di promuovere una collaborazione sempre più ampia.
Vorrei procedere in tre direzioni.
La prima è quella di rendere il nostro prodotto sempre più vivace. Non ho mai capito perché un quotidiano o anche un semplice sito possano essere effervescenti se sono indipendenti, mentre una testata di partito, non ho bisogno di scomodare su questo il vecchio Scalarini, debba essere seriosa e anche un po’ noiosa.
Personalmente vorrei aggiungervi un po’ di ironia, che in tempi assai problematici come quelli attuali non deve essere intesa come superficialità, ma anzi come più sottile consapevolezza dei drammi che stiamo vivendo. Come su “La Giustizia”, che dal 1904 divenne quotidiano socialista diretto da Giovanni Zibordi, era solito fare il vecchio Antonio Vergnanini, con le sue battute, vignette e poesie.
La seconda direzione verso la quale vorrei incamminarmi riguarda la costruzione di un più intenso rapporto con la periferia. Se vogliamo essere letti, occorre che i potenziali lettori diventino anche protagonisti. E le questioni che animano i nostri territori devono costituire anche comunicazione del giornale di partito.
Non le baruffe, non le vicende personali, non le sterili polemiche delle quali anche un piccolo partito come il nostro è purtroppo intriso.
Ma le questioni politiche, i programmi, le vicende di tanti bravi dirigenti e amministratori che sostengono con passione le nostre idee nelle regioni, nella province, nei singoli comuni. Questa non è informazione minore, è comunicazione di qualità.
La terza direzione di marcia riguarda l’apertura all’esterno, a collaboratori e anche a protagonisti della vita politica coi quali è doveroso confrontarsi.
Noi non siamo in una trincea. Sopratutto adesso che tutte le trincee paiono espugnate.
E mentre il sistema politico pare finalmente esplodere, un sistema nato da un grande equivoco e finito nel modo peggiore. Si è dato vita a partiti con corpi più o meno consistenti, ma senz’anima. E senz’anima non si vive.
Lo diciamo noi che non siamo animati da spiritualismo. Senza identità, senza storia, senza nulla che che non sia la legittima ambizione di vincere le elezioni, i partiti si sfrangiano, soprattutto quando le elezioni non si vincono. Ed emergono, inesorabili, le diversità, che è impossibile ridurre a sintesi.
Oggi è questa la situazione in cui si dibatte il Pd e i socialisti si sentono in dovere di intervenire. Non sono altro dalla sinistra italiana, ma ne hanno interpretato per anni l’unica versione accettabile, costruttiva, palesemente europea.
Di questo dobbiamo innanzitutto parlare sul nostro Avanti!. Insieme. Con la massima collegialità e tenendo presente che non partiamo certo da zero. Giampiero Marrazzo, Carlo Correr, i tanti collaboratori che hanno reso possibile la pubblicazione dell’Avanti! quotidiano e di quello settimanale continueranno il loro lavoro come sempre, con spirito di sacrificio ed esprimendo la già sperimentata professionalità.
Verrebbe voglia di scomodare ancora il titolo dell’Avanti! di Bissolati, quel suo ‘Di qui si passa’, che era riferito all’idea di forzare il confine, di uscire da quella forma di clandestinità politica in cui i socialisti erano stati costretti dal regime crispino che tramontava proprio in quel 1896.
Eppure quell’invocazione ben si attaglia anche ai tempi nostri. Dopo anni di semiclandestinità politica i socialisti non sono vittime della caduta di un sistema che è vissuto senza di loro. E allora sì, si passerà, ne sono certo, oggi possiamo ritornare a vivere.