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Bersanic

13 Giugno 2013 915 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dicono che l’ex segretario del Pd si sia messo alla guida del fronte antirenziano. E che la sua parola d’ordine sia: “Mai un uomo solo al comando”. Più tifoso di Bevilacqua che di Coppi, Pierluigi Bersani non si rassegna all’idea dello sconfitto di successo. E sembra propenso a prendere le distanze da un possibile vincitore, visto che lui non ha vinto. Quel che non stupisce è che si siano assotiglate le sue truppe. Succede sempre così quando un capo non vince. I suoi sottomessi capiscono che ha sbagliato tutto e si alleano col pretendente di turno. In molti hanno già lasciato la barca bersaniana, con canotti e materassini. Il primo, il più intelligente, è stato Massimo D’Alema, che senza farsene scrupolo, ha già chiesto asilo nell’imbarcazione di Matteo Renzi, il quale, prima di farlo salire, vuole capirne bene le intenzioni. Visto che Massimo è il più astuto e, da vero ex comunista, non ha alcun problema a trasformarsi da nemico numero uno ad alleato, con un triplo salto carpiato, come quello di Togliatti quando nel 1944 scelse la monarchia e scartò la Repubblica. D’Alema non chiede nulla per sè, ma la sola sua presenza nel fronte dei rinnovatori, lui simbolo della rottamazione, può provocare qualche scompenso. Veltroni, l’africano mancato, è più etereo e parla di Renzi con chiare allusioni a se stesso. Il sindaco di Firenze dovrebbe approfondire di più i temi, ma anche apprezzare di più il cinema, le figurine Panini e la Juventus. Più che un Veltroni che diventa renziano egli auspica un Renzi veltroniano. Anche i giovani turchi sono ormai convertiti. Perfino la più bersaniana di tutti, la bella Alessandra Moretti, la portavoce ufficiale dell’ex segretario, la donna di fiducia che tutto deve a Bersani, senza il quale mai sarebbe arrivata in Parlamento e a Porta a Porta, ha clamorosamente preso le distanze dal suo benefattore, si è tuffata come una sirena dalla sempre più povera imbarcazione bersaniana dirigendosi anche lei verso l’ormeggio renziano. E così pure l’altro Matteo, quell’Orfini che fino a poco fa non sopportava Renzi, come Fassina e Orlando, e che adesso sostiene addirittura che Bersani è sul Titanic, e precisa, “ma dopo e non prima dell’urto”. Lui dall’urto è stato sbalzato fuori e adeso nuota tra i marosi convinto di essere tra i pochi sopravissuti. Fra un po’, c’è da scommetterci, a Bersani, anzi a Bersanic, resteranno solo i fidi scudieri Errani e Migliavacca. Anche se, dicono, nella cerchia del tortello magico si stanno infiltrando nuove tendenze gastronomiche alla bistecca. Se la mettiamo in politica, visto che qualcuno ha definito la riunione dei bersaniani come un’assemblea di comunisti, non si può che prendere atto che gli ex diesse sono ormai fuori gioco. Coloro che provengono dal Pci si sono ormai volatilizzati. Nel 1989 rifiutarono di diventare socialisti. Adesso hanno ceduto il timone agli ex democristiani. Ben gli sta.

 

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