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Riprendiamo il “Forza Reggiana”, storico giornale granata

8 Luglio 2013 1.798 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Quando ero bambino, la domenica, leggevo il “Forza Reggiana” come se fosse il Vangelo. Prima di entrare al Mirabello, accompagnato da mio padre, uno strillone ingobbito, che chiamavano beffardamente Rigoletto, vendeva il giornale urlando in toni baritonali: “il Forzareggianaaa, le formazioni delle squadre in campo”. Subito dentro la tribuna c’era un signore panciuto che offriva a venti lire un cuscino imbottito, mentre dall’altoparlante usciva la voce impostata di Angelo Brindani con le sue pittoresche pubblicità, tipo “se bevi Neri ne ribevi”, che non riuscivo a decifrare se non come una banale idiozia. E anche: “Per tutta la pubblicità in questo stadio e in tutti gli stadi e gli ippodromi d’Italia Pubbilancio, Pubbilancio Milano, concessionario per Reggio Pervilli Orero”. Quell’Orero mi tormentava, ma si chiamava proprio così o era un refuso dell’altoparlante? E poi “Attenzione, attenzione, vi diamo le formazioni delle squadre in campo offerte dalla ditta Christian Hansen di Copenaghen”. Una ditta danese, addirittura, eravamo davvero così importanti? E infine “Baldisserri, Ramusani, Brunazzi”, e via fino al magico tandem Pistacchi-Pinti col quale sognammo la serie A. Era il 1959 e da allora, avevo solo otto anni, non mi è mai capitato di non sfogliare la rosea reggiana, che tentava di imitare la più nobile Gazzetta. Il “Forza Reggiana” iniziò le pubblicazioni nella partita di spareggio del 1956, che doveva assegnare la promozione in serie C dalla Quarta serie. Il titolo riassumeva il clima di fervente attesa: “Tre ore che decidono un anno”. Si trattava di un match tra i granata e il Bolzano, vinto dai nostri per 1 a 0 sia all’andata che al ritorno (reti di Mazzucchi e Cappi). Il duo di giornalisti che curavano il “Forza Reggiana” era costituito da Laerte Guidetti ed Emilio Rinaldini. Pacato, ragionevole, sensato il primo, ironico, effervescente, imprevedibile il secondo. Di Rinaldini ricorderò sempre la rubrica “Tutto quello che sa il vecchio sportivo” in cui un ipotetico signore brontolava sul calcio moderno e sui vantaggi dei calciatori. In nome di un romantico, impossibile ritorno al passato. Come se fosse Ovidio. Rinaldini era anche autore dei titoli di prima pagina che spesso desumeva dalle canzoni del momento. Quando la Reggiana nel 1958 raggiunse la vetta della classifica di serie C (alla fine fu promossa) azzardò un Volare alla Modugno, quando nel gennaio del 1961 (fu l’unica pubblicazione in occasione di una trasferta) la Reggiana organizzò un’autentica spedizione a Mantova se ne uscì con un “Dai Reggiana, non Carolina, dai”. Alla fine di quel campionato, nel maggio del 1961, con la Reggiana che affrontava, in una gara decisiva per la promozione in A, il Messina, se ne uscì con un vibrante “Febbre a quaranta”. Ci venne davvero, dopo la batosta subita ad opera dei siciliani per 3 a 1, che favorì i cugini palermitani. Poi gli anni di Crippa, col lenzuolone di mia nonna che campeggiava in gradinata nord con scritto “Crippa show”, con lo scotch da me e dal dottor Massimo Manzotti. Cosa non s’inventarono per quel funambolo che danzava sulla fascia sinistra come un ballerino del Bolscioi. Purtroppo Emilio Rinaldini ci ha lasciato ancora giovane agli inizi degli anni ottanta, proprio mentre la sua Reggiana cavalcava verso la serie B con Romano Fogli alla guida. E il giornale venne privato della sua fantasia. Continuò con Laerte e poi, sempre contando sulla collaborazione di Guidetti, venne prelevato e gestito da Sandro Gasparini e dal figlio, il tifosissimo Alessandro. Contava sul supporto del giornalista televisivo, nonchè fondatore della pima tivù locale, Pierpaolo Cattozzi, del giovane Enrico Lusetti e, dalla seconda metà degli anni novanta, anche mio. Dispiace che da qualche mese abbia smesso, spero solo momentaneamente, di esistere. Sandro Gasparini non saltava mai un numero. Ricordo che mi confidó che “Forza Reggiana” non poteva evitare di uscire. Era un sacrilegio. Deve essergli costata moltissimo una scelta così contro natura, lui che aveva pubblicato anche una rivista, “La Reggiana”, che usciva a partire dalla promozione in B della Marchioro-band del 1989. E che venne pubblicata in formato gigante in occasione delle due promozioni in A, quella del 1993 e quella del 1996. Per quest’ultima ricordo di aver scritto una storia della Reggiana con aneddoti, ricordi, costanti riferimemti ai contesti socio-cultural-politici. Prima dei tre volumi che neppure la Juve può oggi vantare. E lo affermo immodestamente, ma é così. Mi manca, mi manca tanto la mia rubrica, mi manca il giornale, mi mancano le telefonate di Sandro perchè non mi dimenticassi di scrivere, mi mancano le richieste di qualche consiglio di Alessandro sui titoli di prima. Mi mancano i commenti dei tifosi allo stadio sui miei pezzi, sulle critiche, sui giudizi tecnici. Perché, si sa, in Italia siamo tutti allenatori. Possibile che non ci siano quattro inserzionisti che rendano possibile la ripubblicazione del giornale? Dai, per parafrasare Rinaldini, dai Gasparini, dai Sandro e Alessandro, riprendiamo a vivere».

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