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Craxi non è Berlusconi

Oggi si fa un gran parlare di questa analogia. Berlusconi avrebbe in mente di rivolgersi alle Camere come fece Craxi nel lontano 1993. E dunque in molti si esercitano sulle traversie giudiziarie di entrambi e sulla fine che accomunerebbe il primo al secondo. Ha ragione Rino Formica a prendere le distanze da quella che a lui, e anche a me, pare una forzatura davvero inaccettabile. È vero che Craxi, come Berlusconi oggi, gridò contro le indagini e le condanne politiche di una magistratura strabica. Ma Craxi lo faceva in nome di un sistema di partiti che era stato a lungo finanziato in modo irregolare. Oggi Berlusconi è invece condannato per un reato comune, evasione e truffa fiscale, che avrebbe commesso da semplice cittadino, in qualità di patron del gruppo Mediaset. E il parallelo ci riporta immediatamente alla differenza di sistema nel quale hanno vissuto i due leader. Craxi nelle repubblica dei partiti, Berlusconi in quella post identitaria. Craxi era figlio del Psi, Berlusconi di Mediaset. Dietro Craxi non c’era che il suo partito, contro di lui si mobilitarono non solo una parte della magistratura, ma tutti i giornali e le televisioni, comprese quelle di Berlusconi, che pure di Craxi era stato a lungo amico e sostenitore, potentati economici, probabilmente anche potenze straniere, che il segretario socialista aveva osato sfidare. Possiamo dire che a favore di Craxi si schierarono solo l’Olp di Arafat e il presidente tunisino. Decisamente poco. A favore di Berlusconi oggi stanno poteri politici, economici, mediatici di assoluta rilevanza. Quando Craxi venne travolto dalle inchieste fini il Psi e la sua influenza politica ed elettorale. Da quando Berlusconi ha dovuto fronteggiare la sue vicende giudiziarie non solo non è diminuito il peso politico ed elettorale del suo partito, ma neppure la condanna in terzo grado pare abbia scalfito la sua influenza. E questa considerazione rimanda necessariamente a quella precedente e cioè al diverso grado di potere dei due. In fondo Craxi era un uomo solo e il suo partito era un soggetto indipendente. Si era slegato anche finanziariamente da reti straniere e al suo sostentamento pensava in assoluta autonomia, utilizzando anche relazioni come quella intessuta da Craxi con Berlusconi, che quest’ultimo ha sempre negato. Il paradosso tutto italiano era quello di vedere nel 1994 Craxi “latitante” in Tunisia e Berlusconi, che di Craxi era stato sostenitore, presidente del Consiglio. Tutta italiana invero questa vergognosa anomalia. In fondo dalle parole del giudice Esposito emerge una grande novità, che rimanda questa si a Craxi e alle sue condanne. Il giudice napoletano, nella sua napoletanissima intervista, ha voluto precisare che quel “non poteva non sapere”, a proposito della condanna di Berlusconi, è una “stoppitaggine”. Un non senso giuridico. E che il patron di Mediaset è stato condannato perché sapeva. Ecco Craxi venne condannato per quella stupidaggine. E anche questo differenzia i due.