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Tutti a casa?

L’ordine è stato chiaro. Avevate capito male. Non solo i parlamentari, fuori anche i ministri. Cosa aveva compreso Cicchitto? Cosa mai si era permesso di dire? A casa, tutti a casa. Io fuori, allora fuori tutti. Diciamo la verità. Era stragiusta la linea di Buemi che con estrema chiarezza aveva rivelato: “Scusate ma che bisogno c’è di applicare la legge Severino della quale alcuni dubitano la retroattività. Applichiamo l’interdizione che tra pochi giorni verrà quantificata dalla Corte d’Appello. Si tratta solo di aspettare qualche giorno in più”. Berlusconi avrebbe ugualmente reagito imprecando contro la Corte e tutte le corti del mondo e la magistratura di sinistra e la sinistra criminale. Ma non avrebbe avuto più il pretesto della dubbia retroattività di una legge sulla quale anche la Corte europea potrebbe avere qualcosa da dire. Adesso però il dado è tratto. Alfano, i suoi amici e le sue amiche sono state richiamati a casa. Un imperioso go home. Al quale non si può dir di no. Muoia Silvio e tutti i berluskei. Se ne vada il fido Alfano col dolce Bondi, se ne vada Cicchitto con Brunetta e Schifani. Se ne vada la Saltanchè, non è un refuso, col gioviale Lupi, la Di Girolamo con la Prestigiacomo. Solo Giovanardi, vecchio democristiano, non conosce la parola dimissioni e si volta dall’altra parte. Tutto bene. Ma non ci si racconti adesso che c’e la crisi perché aumenta l’Iva. L’Iva aumenta perché c’è la crisi. Scambiare la causa con l’effetto è un vecchio gioco. Al quale non gioca più nessuno.