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Ho intervistato Dudù per l’Avanti

Non si potrà dire che con l’Avanti non parla neanche un cane. Lui, paffuto, col pelo liscio bianco e riposato, non ha dubbi, anche perché sembra stanco di essere considerato un privilegiato. Dorme e mangia a Villa Certosa, sta in braccio alternativamente alla giovane e attraente Pascale, la futura giovin signora, e a Berlusconi. Viaggia in aereo, in lussuose auto blindate, riposa in un lettone simile a quello di Putin, riservato ai piaceri del suo pigmalione. Il quale, caso unico nella storia dell’umanità, riesce a non dormire per 59 giorni. Senza svenire. Riesce anche a non mangiare e a non bere. Può scalare l’Everest senza corde e parlare ventiquattro ore con la Saltanchè senza dar segni di impazzimento. Lui, Dudù, tutto questo lo sa. Mi ascolta mentre gliela racconto e annuisce col capo. Lui aveva scelto di incontrarci alla Casina Valadier del Pincio, per evitare d’essere seguito dalla scorta. Ma come, un cane con la scorta, sbuffo io? Certo, il suo valore, da quando è divenuto il più ascoltato consigliere di Berlusconi, superando anche Verdini, la Saltanchè e Capezzone, è decisamente balzato alle stelle. Non basta un’assicurazione con la Mediolanum. Anche la sua fama è pari ormai a quella di Lessie e di Rin Tin Tin. Ma dei tre è ormai considerato il più impegnato. Non un cane per bambini, né un animale da accompagnamento o da esibizione, e men che meno da caccia. Il cane da ascolto. Solo lui ha ascoltato per primo dalla viva voce di Berlusconi la parola “dimissioni”, “ritiro della delegazione”, “Alfano traditore”, “Cicchitto socialista” e “Lorenzin dalle borse sotto gli occhi”. Prima ancora c’era stata la battuta sulla culona Merkel. Aveva sempre annuito ad ogni domanda di Silvio. Anche a quella: “Dimmi Dudù che è il più bello del reame, io o Brad Pitt” e la risposta è stata un Silvio strascicato con bau tenuto lungo. Quando gli chiedo se pensa che si farà un governo, mi risponde di “no” col capo, lui deve saperla lunga perché ha partecipato al vertice di Arcore assieme a Bondi, Verdini, Ghedini. Ma il suo, data la vicinanza col capo, potrebbe anche essere solo un auspicio. Lo invito a bere un caffè, ma lui preferisce sorseggiare un brandy, lo hanno abituato così. E dalla sua espressione degli occhi capisco che qualcosa non va. Troppo ben pettinato, non avrà mica anche lui fatto qualche trapianto? Mi appare scontento, nonostante tutto quel ben di Dio che gli è capitato addosso. Sembra solo, gli altri cani lo disdegnano. Anzi lo odiano. Lui troppo privilegiato. Ma che razza di cane è? Sembra di sentirlo raccontare che anche tra i cani vige una sorta di lotta di classe. I più poveri sono costretti a mettere il naso tra i rifiuti per non morire dii fame, mentre lui vive nella bambagia mangiando petti di pollo e sorseggiando champagne, accovacciato su cuscini di piume e tra lenzuola bianche. Anche tra i cani c’è crisi. L’euro si sente. E non è più come una volta quando tutti gettavano via il grasso della carne, le lische di pesce, piatti di minestra. Si sente la crisi. Per terra non si trova più nulla e tra i bidoni c’è solo immondizia. Dudù capisce, ha un attimo di sofferenza, poi trasecola e afferma le uniche parole chiare che ho afferrato tra i bau: “Basta coi cani comunisti, che sanno solo odiare e invidiare”. Ho capito perchè Berlusconi se lo porta sempre in braccio.