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Quando il voto segreto era di sinistra

C’era una volta un Parlamento in cui il voto segreto era la regola. Si votava segretamente praticamente su tutto, sol che lo chiedesse un numero limitato di parlamentari, quando non era d’obbligo. Questo naturalmente avveniva anche sulle singole leggi. Poi Craxi, ben sapendo che il voto segreto serviva per impallinare i governi, ed era in particolare utilizzato dalle correnti della Democrazia cristiana a questo fine, decise di imbastire una grande campagna contro il voto segreto. Alla fine, eravamo nel 1988, la spuntò. Allora la sinistra di opposizione, e in particolare il Pci, sollevarono una chiassosa protesta in base al fatto che l’abolizione del voto segreto era un vero e proprio attentato alla democrazia, perché costringeva i parlamentari a sottomettersi ai dictat di partito violando così il principio della loro indipendenza. Nessuno allora propose di abolire il voto segreto sulle persone. La sinistra di allora avrebbe fatto a polpette chiunque l’avesse solo ipotizzato. Come cambia il mondo, però. Oggi il voto segreto, che era sinistra, è diventato di destra. E coloro che lo difendevano come un totem intoccabile sulle leggi lo applicano anche alle persone. Si dice che è tutta colpa di Berlusconi, che ha fatto diventare la sinistra Italiana amica dei tribunali e del voto palese. Le ha cambiato fisionomia. Ma quando una forza politica rinnega i suoi principi alla luce dell’avversario, gli attribuisce un’importanza precipua e finisce solo per valorizzarlo.