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La scissione di Alfano. Saranno solo i cugini d’Italia?

Era evidente che il Pdl, e futura Forza Italia, non poteva reggere. Alfano e i suoi volevano che il partito continuasse ad appoggiare il governo, i falchi no. Potevano stare insieme? Neppure Berlusconi, travestito da Spirito Santo, poteva riuscirci. Così è stato e la scissione è stata consumata. Il governo avrà un’altra maggioranza. O meglio le larghe intese lasciano il posto alle più limitate intese. Con un netto spostamento a sinistra. E con i tre senatori socialisti che diventano molto importanti e che pretenderanno giustamente l’ingresso del Psi nell’esecutivo. Ma se volgiamo lo sguardo altrove registriamo un più ampio terremoto politico, con un sistema che è entrato ormai in crisi. Il centro subisce una mini-separazione, tra montiani e popolari, mentre nella Lega lo scontro è sempre più aspro, e forse inconciliabile, tra Bossi e Maroni. Che succede, e soprattuto che succederà nel Pd? Lo scontro all’arma bianca tra Renzi e Cuperlo, col secondo che nel partito sta ottenendo risultati superiori alle attese, lasciano il campo a diverse ipotesi. La più probabile è che Renzi diventi segretario senza ottenere la maggioranza degli iscritti. E sarà un bel problema per lui che dovrà cucire rapporti e stabilire mediazioni. Con Renzi segretario il governo che fine farà? Reggerà, indebolito numericamente, anche se forse non politicamente? Lo vedremo. Non c’è dubbio che la scissione del Pdl apre nuovi scenari. Alfano e i suoi accetteranno il ruolo di “cugini d’Italia” al quale pare li voglia relegare Berlusconi? Saranno solo una piccola pedina del futuro centro-destra filo berlusconiano? O giocheranno la carta del superamento del berlusconismo attraendo quel che resta del centro? Oppure segneranno la fine del bipolarismo all’italiana che solo una legge proporzionale senza premio di maggioranza potrebbe garantire? Sono tre ipotesi diverse. Per ora, oltre alle lacrime di Berlusconi e di Alfano, ci sono i numeri. La maggioranza reggerà. Letta e Napolitano hanno per ora vinto al partita. Fino al congresso del Pd, almeno. Perché dopo sarà tutta un’altra storia. Forse la storia di una sfribrante rincorsa neanche tanto nascosta alle elezioni. E Berlusconi potrebbe avere il futuro segretario del Pd dalla sua. L’interesse dell’Italia credo invece sia un altro. E cioè governare davvero una fase di cambiamento fino al 2015, portare l’Italia fuori dalla recessione, spingere l’Europa ad accordarci una politica di sviluppo, abbassare le tasse, lenire la disoccupazione. La scommessa di Alfano in questo si sposa perfettamente con quella di Letta e Napolitano. Ma per battere la tentazione elettorale che unisce falchi di destra e di sinistra occorre che il governo innesti la quinta. In fondo questa più esile maggioranza e le larghe intese di opposizione impongono un nuovo e più impegnativo passo al governo. La scissione di Alfano rimette la palla a Letta.