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Le convergenze parallele di Renzi

Come avevo previsto, e scritto in un precedente editoriale, il metodo Renzi sulla nuova legge elettorale può determinare due intese parallele. Una all’interno della maggioranza di governo e una tra Renzi e Berlusconi. Anzi le sta creando già. Quella tra Letta e Alfano pare preludere a una preferenza sul modello della legge dei sindaci. Con una precisazione. Il professor Dalimonte, che pare il referente principale adottato da Renzi in materia (come la penserà l’irascibile Sartori?) sostiene che la legge dovrà puntare non già su un doppio turno di collegio, ma su un doppio turno nazionale. Cioè se nessuno supera il 50 per cento, non nei singoli collegi, come in Francia alle legislative, ma nel conteggio nazionale, allora si va al secondo turno e chi vince si porta a casa il governo. Resta il fatto che questa legge dovrebbe comportare una riforma costituzionale che preveda l’elezione diretta del premier. E i tempi si allungherebbero parecchio. Invece tra Renzi e Berlusconi (già ci sono stati contatti con Verdini) pare ci si orienti sul modello spagnolo, con piccole circoscrizioni e liste corte bloccate e un premio di maggioranza del 15 per cento. Questi due elementi dovrebbero rassicurare la Corte che ha contestato l’illegittimità di liste bloccate lunghe e di premi di maggioranza eccessivi. Si tratta di due leggi, non di una. Difficile dunque mettere insieme un progetto unitario. Come era facile prevedere. Ora il punto politico è il seguente. Renzi preferisce una convergenza con Alfano o con Berlusconi? La prima rafforzerebbe il governo, la seconda lo affosserebbe. La prima consentirebbe di votare nel 2015, la seconda porterebbe immediatamente alle elezioni. Che dovrebbero fare i parlamentari socialisti? Innanzitutto incontrarsi tra loro e col partito e stabilire una linea, che mi pare ancora incerta. Si va dalla suggestione proporzionalistica pura, che solo la mancanza della legge potrebbe assicurare, a una generica preferenza per il modello dei sindaci. Chiariamoci. Per l’interesse di bottega il proporzionalismo puro sarebbe l’ideale. Resta il fatto che solo Grillo lo ha invocato come ipotesi percorribile. Difficile che possa prevalere. Personalmente sono sempre stato convinto che il modello tedesco sia il più conforme alle esigenze dell’Italia e del suo sistema politico. Contribuisce a smantellare un bipolarismo rigido e improduttivo che in questi vent’anni è stata la causa delle nostre rovine. Però il modello tedesco non è contemplato nella triade renziana con la quale si sta facendo i conti. Oggi mi limiterei a contestare qualsiasi ipotesi che contenga gli oggetti di scomunica delle Corte e cioè il premio di maggioranza, anche limitato, e le liste bloccate, anche corte. Siamo oggi anche più determinati della Corte. I premi di maggioranza e le liste senza preferenze sono un attentato alla democrazia.