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Craxi e Renzi

Un quotidiano ha voluto intervistare Claudio Martelli per ricevere qualche conferma. E il mio vecchio amico Claudio ha ravvisato più di una somiglianza tra Craxi e Renzi. Soprattutto sul tema del cosiddetto decisionismo e della volontà di superare vecchi tabù, barriere ideologiche, steccati antiquati. Quando Craxi, incaricato da Pertini di formare il governo, volle incontrare Almirante, le critiche non furono minori di quante Renzi ne abbia ricevute dopo l’incontro del Nazareno con Berlusconi. Esistono certo tratti in comune tra i due. Anche se Renzi ha tenuto a precisare di non sentirsi onorato del paragone, per la fine che Craxi ha fatto. Chissà se Craxi si sentirà onorato del paragone all’incontrario… Nella dichiarazione di Renzi ci sta tutto il senso della diversità tra i due. A Renzi interessano i vincitori, a Craxi incuriosivano i perdenti. Renzi non si è posto il problema se sia stato giusto che Craxi abbia fatto la fine che ha fatto. Gli interessa solo l’esito. E di essere paragonato a uno che è stato estromesso dalla politica non gli va. In questo senso ritiene meno offensivo il paragone con Berlusconi che nonostante i processi e le condanne è ancora lì a dialogare con lui. La più grande differenza tra Craxi e Renzi sta nel fatto che il primo sfidava i potenti e sapeva andare controcorrente, anche cambiando l’esito dei sondaggi con la forza dell’iniziativa politica, il secondo asseconda e liscia il pelo alla maggioranza, si assoggetta al culto del sondaggio, lo alimenta seguendone le tendenze, delle primarie ha fatto un culto, ha la vittoria dunque come credo. Il linguaggio di Craxi era quello di un politico del novecento, quello di Renzi è ricavato dai social network del duemila. A Craxi non sarebbe mai venuto in mente la battuta su Goldrake, al massimo citava Bonaventura. Renzi si ciba di nutella, Craxi preferiva il risotto allo zafferano. Tra i due c’è la grande differenza delle due epoche della politica. Renzi è un turbine in piena e non conosce la riflessione che spesso segue le sue parole. Craxi parlava calibrando gli aggettivi. E il suo ritmo era lento, le sue pause frequenti. Renzi non morirà né ad Hammamet né a Caprera. In Craxi, come sostiene Vittorio Feltri nella bella introduzione al libro di Niccolò Amato, c’era il destino della tragedia che dipendeva dalla sua funzione e anche dalla sua figura così ingombrante. In Renzi c’è la forza di un Twitter, veloce, sintetico e graffiante. I tratti in comune ci sono, ma prevalgono le differenze. Non si spaventi, dunque, il leader fiorentino…