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Le Pen d’Italie

26 Marzo 2014 991 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Diciamo subito che quel che è accaduto alle amministrative francesi non è fenomeno specifico d’Oltralpe. La marea di protesta contro l’Europa sarà il fattore dominante, spero non maggioritario, delle imminenti elezioni europee. Lo dico a tutti coloro che credono ancora nel bipolarismo socialisti-popolari come l’unica articolazione elettorale, o, se non l’unica, come la dominante. Adesso che il Pd ha scelto il socialismo europeo, si dice, anche da noi tutto è risolto. Nascerà anche in Italia, come negli altri paesi europei, una grande forza politica di stampo socialdemocratico. Evviva.

Il nostro paese arriva sempre in ritardo. Mentre negli altri paesi europei esisteva una grande forza socialdemocratica da noi proliferava il più grande partito comunista d’Occidente. Arriviamo oggi in un campo minato a superare l’antica anomalia grazie a un giovane ex democristiano che ha costretto gli ex comunisti a tornare laddove essi stessi avevano scelto di collocarsi dopo la fine del Pci. E il campo minato dove sfocia e si normalizza l’anomalia italiana è oggi fermentato da una nuova anomalia europea. Oggi l’Europa é vista come matrigna. È concepita come la fonte dei nostri guai, non già come una prospettiva di democrazia, di progresso, di benessere.

Dunque è assolutamente normale che proliferino ovunque le tendenze antieuropee, soprattutto nei paesi che hanno subito danni dalla politica economica e monetaria. Certo non in Germania, dove i vantaggi sono stati fino ad ora superiori agli svantaggi. Pensiamo al fenomeno Tsipras in Grecia col suo partito che viene considerato ormai come quello più consistente e che si colloca all’estrema sinistra e fa da contraltare a quello di Marina Lepen in Francia. Pensiamo alle tendenze antieuropee sempre più consistenti non solo negli altri paesi del meridione indebitato, Spagna e Portogallo, ma anche in quelli del settentrione virtuoso, come la Finlandia, l’Olanda, la stessa Austria.

Pensiamo al grillismo italiano, ma anche a nuove pulsioni leghiste e da Fratelli d’Italia, nonché alla scelta di Sel di sposare la sinistra greca. Lo schema socialisti-popolari si va decomponendo e le stesse giustificazioni di destra e sinistra. Anzi la contestazione e la protesta assumono sia a destra sia a sinistra connotati analoghi. La vera discriminante pare essere divenuta Europa, o meglio questa Europa, o anti Europa. Fino a che l’Europa continuerà a parlare in termini di vincoli e di impedimenti, fino a che non incentiverà una politica di sviluppo, l’unica che consentirà di alleggerire il debito, fino a che i governi non capiranno che i parametri di Maastricht e i nuovi del Fiscal compact non sono le tavole di Mosè e i nostri governanti si accontenteranno dei sorrisi, ho la netta impressionie che i Le Pen de France e anche d’Italie aumenteranno.

Craxi ebbe a dire due cose profetiche. La prima è che l’Italia avrebbe dovuto pretendere la revisione dei parametri di Maastricht, anche perché senza l’Italia non si poteva fare l’Europa. La seconda è che l’Europa sarebbe stata un inferno e se andava bene un limbo. La classe dirigente italiana di questo ventennio nero ha preferito la subalternità e la passività. Adesso quello di Grillo rischia di diventare alle europee il primo partito italiano. Aurevoir monsi eur…

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