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Per essere contenti…

Dunque sembra tutto vero. Il governo ha trovato tutte le coperture per gli ottanta euro in busta paga per gli stipendi fino a 1500 euro. Esse sono state ricavate dai 4,5 miliardi dalla spending review e dalle risorse derivanti dall’aumento dell’Iva e dalla maggiore tassazione sulla capitalizzazione della Banca d’Italia. Il dieci per cento di taglio dell’Irap viene coperto dall’aumento della tassazione delle rendite finanziarie. Tutto bene, sembrerebbe, dunque. E non si può non essere d’accordo, anche se personalmente avrei preferito che l’insieme di queste risorse fossero stanziate per abbattere completamente l’Irap in cambio di nuova occupazione. Ma va bene anche così, visto che, secondo gli economisti, gli ottanta euro in più al mese verranno spesi incrementando i consumi e anche, conseguentemente, la produzione.

Resta un punto di forte preoccupazione rispetto al futuro e sta tutto nelle realistiche previsioni di sviluppo della nostra economia, che crescerebbe, nel 2014, solo dello 0,8, mentre la Lagarde, direttore del Fondo monetario, ci attribuisce una crescita solo dello 0,6, poi di poco più dell’1 nel 2015 e pochissimo di più nel 2017. A fronte di questa bassa crescita ci sta un’ancora più bassa decrescita della disoccupazione, che resterebbe ancora poco sotto il 13, al 12,8, nel 2015 e solo nel 2017 leggermente inferiore. Tutto questo a fronte di una previsione di aumento del Pil mondiale del 3,6 per cento e di quella dell’eurozona dell’1,2 nel 2014, dunque doppia rispetto a quella italiana, e dell’1,5 nel 2015. Dunque la verità è che le manovre previste, per quanto encomiabili, non sono in grado di favorire un’inversione di marcia e che la timida crescita non produce una sensibile crescita della nostra occupazione.

Questo non determinerà minori conflitti e insoddisfazioni. Prima o poi dovremo forse fare i conti con un più radicale cambiamento, magari meno teatralmente appetibile, come le vendite delle autoblù o l’abolizione dei Consigli e della Giunte provinciali o la giusta e opportuna diminuzione degli stipendi dei manager di stato. Il tema, inevitabilmente, diverrà o quello di una più forte compressione della spesa pubblica, con provvedimenti anche impopolari, o quella di una patrimoniale corposa, per abbattere il debito e dunque gli interessi pagati. Di quest’ultimo si parla generalmente nei corridoi o per telefono. Per essere contenti per adesso bastano i provvedimenti di Renzi, quelli intrapresi e quelli annunciati, vedremo tra poco il famoso Jobs act. Tra un po’ dubito…