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E adesso hanno inventato “l’elezione indiretta”…

Renzi sarebbe disponibile a modificare, dopo lo strappo annunciato da Berlusconi, qualche parte della legge sul nuovo Senato. Anche toccando quel suo poker di principi inattaccabili, e cioè il fato che il Senato non voti la fiducia, non voti le leggi di bilancio, sia senza oneri economici e non sia sottoposto a elezione. Su quest’ultimo punto starebbe lavorando il gruppo di riformatori che si trova vicino al giovane presidente del gruppo Pd della Camera Speranza. Un nome, un proposito. Speranza era ed è tuttora di orientamento bersaniano, ma vicino a Renzi, del quale è collaboratore leale.

Così sarebbe nata, per convincere Chiti e i suoi a ritirare la proposta di legge che muterebbe alcuni caratteri fondamentali della proposta di Renzi, un strana, e anche assai stravagante, idea. E cioè quella di eleggere i consiglieri regionali, alcuni dei quali candidandoli anche a senatori probabili. Poi tra quelli eletti come probabili, si dovrebbero scegliere quelli da designare. L’hanno definita “elezione indiretta” ed in effetti si tratterebbe di una elezione che però individua un gruppo di eleggibili dai quali estrarre quelli effettivi. Una sorta di ossimoro istituzionale. Da che mondo è mondo una elezione è tale o non è.

E invece in questo caso sarebbe una mezza elezione, simile all’idea di quel tale che non riuscendo a trovare le risorse per costruire una casa ne ha costruita metà. Solo per sé e la moglie. Lasciando i figli sul tetto. Soluzione realistica, ma alquanto scomoda. Se una parte del Pd è per l’elezione diretta del Senato e un’altra parte è per la designazione indiretta ecco l’uovo di Colombo. O la soluzione della sintesi degli opposti con Speranza di soluzione unitaria. È nata così l’elezione indiretta. Cioè gli elettori vengano chiamati a votare per finta. Votino una serie di nomi, che non verranno eletti, o meglio verranno eletti come candidati poi da designare. Una meraviglia. Non piu gli eletti tra i designati, ma i designati tra gli eletti. La soluzione all’incontrario della logica democratica. Ma scusate, è così che si riforma lo Stato?