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Due riflessioni a caldo

31 Maggio 2014 1.087 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Una riguarda l’Europa, una riguarda il nostro partito. Cominciano dalla prima. Non v’è dubbio alcuno che, eccezion fatta per la Germania, e la motivazione è evidente, il voto ha premiato le opposizioni e all’interno di queste i movimenti euro scettici o addirittura contrari all’Europa. I casi dell’Inghilterra, della Francia, della Spagna, della Grecia, dell’Irlanda, ma potremmo continuare, lo stanno a dimostrare. Ovunque le forze socialiste, socialdemocratiche, laburiste sono in flessione. Addirittura dimezzati i francesi, polverizzati i greci, umiliati gli spagnoli con immediate dimissioni di Rubalcaba, perchè non hanno saputo approfittare della loro posizione contraria al governo Rayol. E che dire dei laburisti, anch’essi all’opposizione? Il partito di Ed Milliband esce deluso dalla contesa che vede sconfitto Cameron e i suoi tories. In ognuno di questi paesi avanzano e si affermano forze estremiste e antieuropee. In Francia e in Inghilterra diventano addirittura le forze più votate.

Che dire del processo di integrazione europea e dei socialisti europei? Bisogna trovare il coraggio, se non si vuole mettere a serio rischio la democrazia (fa un certo effetto leggere quasi al 10 per cento un partito nazista in Grecia), di considerare chiusa questa fase costruita solo coi vincoli e i conseguenti impedimenti alla crescita. Se si vuole che Europa e democrazia tornino sinonimi occorre una svolta. Bisogna rivedere i parametri di Maastricht e naturalmente il fiscal compact. Senza questa duplice revisione difficilmente le forze europeiste troveranno linfa vitale per tornare alla testa dei loro paesi. Le forze socialiste europee devono trovare la forza di rinnovarsi. Per troppi anni anche noi, che abbiamo vissuto con angoscia questa anomalia italiana, abbiamo invocato la semplice omologazione politica del nostro Paese con l’Europa. E invece anche le forze del socialismo europeo paiono arrancare e vivere più di glorie passate che di vitalità presente.

Naturalmente qui occorre inserire una riflessione sul Pd di Renzi e su di noi. La scommessa di un partito italiano che andasse oltre i confini delle socialdemocrazie europee pare oggi vinta, anche se mai come adesso i consensi sono aleatori e come vengono facilmente guadagnati, così possono essere perduti. Tuttavia questa era stata in fondo la scommessa di Blair, ma anche di Craxi e Martelli. Oggi è, sia pure in forme meno lineari e approfondite, la linea di Renzi. Lo è di fatto. Nel senso di un partito della sinistra che guarda al centro e riesce a suscitare consensi anche a destra. Questa non è stata negli anni ottanta anche la nostra strategia? Credo che il Pd abbia beneficiato anche di una luna di miele del governo. Renzi è ancora in viaggio di nozze. Vedremo il seguito. Ma credo che la linea sia giusta e vada appoggiata. Non condivido per niente né il messaggio di un socialismo europeo integralista, né tanto meno quello di un sinistrismo di facciata. Entrambi sono presenti nella nostra piccola comunità.

Noi dobbiamo fare i conti con questa novità e con le nostre limitate forze. Domani si svolgerà la direzione del partito. Sconsiglierei di ripartire da una insana polemica sulla mancata presentazione della lista, un accapigliarci sul nulla senza tenere conto della realtà. Penso invece sia utile parlare con franchezza del rapporto tra noi e il Pd. Definire i confini di una più attiva e penetrante partecipazione. Si era immaginato un percorso di patto federativo, lo si metta coi piedi per terra. E non si perda tempo a immaginare rivoluzioni che non ci saranno. I veri rivoluzionari o sono implacabili e freddi realisti o diventano illusi visionari.

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