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Se parlo e scrivo è perché vi voglio bene

Lasciatemelo dire. Cerco di trovare una soluzione possibile per la nostra storia, per i nostri valori, per i nostri programmi. Sulla storia potrebbe anche bastare l’affermazione di Goffredo Bettini al nostro festival di Grosseto. Certo se ci riconoscessero davvero che noi abbiamo avuto ragione, porterebbero nelle sezioni del Pd le foto di Berlinguer e di Moro e non quelle di Turati, Saragat, Nenni, e non voglio dire Craxi? Sulla storia c’è ancora molto da chiarire e per la storia è giusto non morire. Ma non basta. Sui valori abbiamo forse una diversità sul tema della laicità e della giustizia? Vedremo. Prendiamo intanto atto che Renzi ha inserito il suo partito nel socialismo europeo. E il Pd ha approvato il divorzio breve. Vedremo che cosa succederà sul testamento biologico mentre sull’eterologa ha deciso la Corte. Renzi annuncia anche la riforma della giustizia. Se conterrà o meno la separazione della carriere sapremo anche la distanza che ci separa da lui.

Qualche caro compagno sostiene che il Psi dovrebbe esistere a prescindere da tutto e questo è ragionamento che non condivido. La politica esiste prima del partito. E se la politica non c’è non può esistere partito. Anzi, io penso che la coerenza debba essere individuata con la politica, non con il partito. Invece sono in tanti che ragionano esclusivamente in base al rimpianto. La nostra comunità si compone generalmente di ex aderenti a un partito che non esiste più da vent’anni. E non si capisce perché dovrebbe esistere oggi se non esistono più tutti i partiti di vent’anni fa. Non basta sognare il passato per riviverlo oggi. E non basta avere avuto ragione nella storia per diventare protagonisti nella politica.

Sto cercando di individuare una via. É forse vero quel che sostiene Franco Ruvinetti, che nel Pd c’è stato. E cioè che Renzi e compagnia non sanno che farsene di noi. Eppure è vero che Renzi ha nominato Nencini vice ministro mentre Letta no. È pur vero che nei comuni il nostro sostegno è stato a volte determinante e i nostri eletti sono numerosi. Ed è altresì vero che lo spirito collaborativo in molte realtà non manca. Tuttavia metto nel conto anche questa difficoltà. Mi chiedo se non valga la pena metterci il naso e verificare col carico delle nostre ragioni storiche e ideali, col condizionamento dei nostri valori e programmi. L’alternativa è la splendida e mortale solitudine. Un braccio di debolezza perso in partenza.

Qualcuno pare sostenga che con più coraggio, più determinazione, magari anche con un gruppo dirigente diverso, sarebbe un’altra cosa. E secondo me confonde un simbolo con una funzione politica. Quest’ultima dovrebbe essere praticabile in un sistema politico così semplificato e dove la diversità italiana è stata annullata con la scelta socialista europea di Renzi. I gruppi dirigenti socialisti di questi vent’anni sono stati vari. Un po’ figli del vecchio Psi come De Michelis, Martelli, Intini, un po’ relativamente giovani come Boselli, Nencini. C’era di meglio? Perché qualcuno non si è fatto avanti? Le iscrizioni sono libere, i congressi democratici.

Dovremmo creare un soggetto a fianco di Sel che si sta spaccando? E per dire cosa? Che ha ragione la Cgil? Che non va fatta un riforma del mercato del lavoro come voleva il nostro Marco Biagi? Non ci sto. Continuo a pensare che l’unica via, per quanto lastricata di sale, sia quella che ho prospettato. Se fallirà magari ancora prima di cominciare non sarà una buona cosa. Ne prenderemo atto. Per quanto mi riguarda tutto quello che sto facendo, gratuitamente, lo faccio per la nostra comunità, per l’affetto e solidarietà che mi legano a chi assieme a me ha sofferto e sperato. Ha lottato e resistito anche nei momenti più tragici. Per trovare un approdo per tutti che assicuri il rispetto e la gratitudine che insieme meritiamo.