- L'Occhio Del Bue - http://www.locchiodelbue.it -

Il 28 luglio di cent’anni fa esplode la guerra anche a Reggio

Il 28 luglio del 1914 cambia la storia del mondo, con l’esplosione della prima guerra mondiale. Ma il seme viene gettato esattamente un mese prima. Il 28 giugno a Sarajevo, in Bosnia, uno studente serbo, Gavrilo Princip, ammazza a colpi di fucile l’arciduca Francesco Ferdinando d’Austria e la moglie. L’Austria addossa le responsabilità dell’attentato direttamente al governo serbo (in realtà aveva in mente da tempo un conflitto per la soluzione della questione serba) e così, poco dopo, diede l’ultimatum, seguito dalla dichiarazione di guerra. Scatta la clausola dell’Intesa. Ed è guerra europea. A Reggio la notizia dell’attentato di Sarajevo arriva alla sera di una tiepida giornata domenicale di fine giugno. Ricorda Renato Marmiroli, in un’efficace e colorato quadro d’insieme: “La folla, elegante, pacifica, contenta, in quella vasta piazza che è tra i due teatri, i portici della Trinità e i giardini pubblici, ascoltava il concerto della banda militare. Le immense distese dei tavolini dei caffè e dei chioschi non avevano un posto vuoto. Il bianco latteo delle lampade ad arco gettava su tutta quella moltitudine di buoni borghesi una luce abbagliante. Andavano per l’aria quieta le note gaie del ballo Excelsior. Quando gli strilloni entrarono urlando nella piazza fu come un colpo brutale di vento che sbattesse usci e imposte. I giornali andarono a ruba. Furono letti avidamente. Si fecero le prime ipotesi, le domande s’incrociavano, i meno esperti di geografia chiesero dov’era codesta Sarajevo che appariva improvvisamente al proscenio della storia. Ma nessuno pensò che in quel giorno si era messa in moto in tutta Europa la pesante e orrenda macchina della guerra. Il 28 luglio è guerra e poco dopo l’Austria bombarda Belgrado. Il 31 luglio il socialista umanitario Jean Jaures è assassinato in Francia da un nazionalista e due giorni dopo la Francia entra in campo contro l’Austria, dopo che la Germania aveva dichiarato guerra alla Russia. L’occupazione del Belgio da parte delle potenze dell’Alleanza produce l’effetto di vincere le resistenze inglesi che vedevano il nemico di là dalla Manica e anche l’Inghilterra scende in guerra al fianco delle altre potenze dell’Intesa, mentre l’Italia, per il momento, si tiene fuori dal conflitto, di fatto staccandosi dai vincoli del vecchio patto della Triplice Alleanza che l’univa all’Austria e alla Germania. Anche Reggio si divide tra interventisti e non, mentre nello stesso mese di luglio alle elezioni i socialisti avevano stravinto in Comune e riletto sindaco Luigi Roversi. Tra i non interventisti Camillo Prampolini e la maggioranza dei socialisti che si tennero sulla posizione del “né aderire né sabotare”, contraria per ragioni etiche a qualsiasi guerra ed insurrezione, ma non insensibili al richiamo patriottico in caso di invasione, né al sangue versato dai due figli di Garibaldi nelle Argonne in difesa della Francia, di lì a pochi mesi. Tra i socialisti interventisti Pietro Petrazzani, che perderà il figlio al fronte, abbandonerà il partito nell’immediato dopoguerra e sarà il primo sindaco fascista di Reggio nel 1922, e Alberto Borciani, primo sindaco socialista nel dicembre del 1899, che si staccherà dal partito e nel 1921 aderirà al blocco liberalfascista. A Reggio verrà a parlare nel febbraio del 1915 il socialista irredentista Cesare Battisti, si verificheranno gravi incidenti e due dimostranti finiranno uccisi dalla polizia. Benito Mussolini, allora direttore dell’Avanti, fu il più strenuo difensore del neutralismo poi, dall’autunno, patrocinò l’interventismo e venne espulso dal Psi. Tra gli interventisti più accesi il conservatore Giuseppe Spallanzani, che nel gennaio del 1905 aveva battuto Prampolini nel collegio di Reggio sostituendolo alla Camera, Meuccio Ruini, che sarà volontario al fronte, e Umberto Lari, di estrazione liberale, che sarà il principale promotore della grande rassegna dell’Industria e dell’agricoltura del 1922, alla quale parteciperà anche il re Vittorio Emanuele III. E naturalmente il monarchico Ulderico Levi (i Levi assieme ai Franchetti erano la famiglia più potente e ricca di Reggio), che nel 1885 aveva donato alla città il suo primo acquedotto, che fu poi deputato e senatore, e che proprio in occasione della rassegna del 1922 ospitò a casa sua il re, ma dicono che la sua emozione fu talmente forte da procuragli un infarto e condurlo a morte. Anche allora si poteva morire senza subire il piombo di una fucilata.