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L’imprevidente previdenza

Tutto può essere. Se Fioroni propone di dedicare a De Gasperi la festa dell’Unità, mentre il bravo Sposetti preferisce recarsi sulla tomba di Togliatti, ci sta pure che il ministro Poletti annunci un clamoroso “contribuito di solidarietà” (lo chiama così) sulle pensioni. Sulle pensioni d’oro? Manco per idea e poi sono già state toccate. Sulle pensioni alte? Bè intendiamoci, se per pensioni alte ci riferiamo a quelle superiori a 3 mila euro netti, dobbiamo sapere che esse rappresentano meno del 5 per cento del totale e un prelievo (sarebbe meglio definirlo così anziché contributo) sia pure a fini redistributivo di solidarietà, sarebbe minimo, insufficiente e inefficace.

Dunque quale pare (dico pare perché dopo l’annuncio di Poletti c’è stata la parziale smentita di Renzi) essere la proposta del ministro o del governo? Siccome in Italia i sistemi di calcolo delle pensioni sono due, quello retributivo, largamente più vantaggioso, e quello contributivo, inserito da pochi anni a partire dalla riforma Dini, si chiederebbe un contributo alle pensioni in base alla loro incidenza retributiva, che pesa però per il 98 per cento del totale. Questa percentuale, secondo Alberto Brambilla, docente dell’Università cattolica di Milano, peserebbe dunque su quasi tutte le pensioni in dimensione crescente e porterebbe diversi miliardi di euro, dipende certamente dalla percentuale prefissata, nelle casse dello Stato che potrebbe poi riversarli sulle pensioni minime e sugli esodati.

Ma è questa la posizione del governo? Credo sarebbe molto difficile sostenerla e applicarla. Una posizione del genere andrebbe a colpire anche le pensioni più basse che peraltro si intende tutelare e dopo l’annuncio disatteso dell’estensione anche ai pensionati degli ottanta euro, li penalizzerebbe due volte. Il ceto medio dovrebbe infatti pagare una penale assai superiore ai pochi benefici promessi e non mantenuti, con negative ripercussioni sui consumi. Non pare che sia questa la posizione del governo perché il vice ministro Baretta dichiara su Repubblica che coloro che percepiscono fino a 2mila euro al mese nulla hanno da temere.

Dunque le posizioni sarebbero tre nel governo. Quella favorevole a un contributo percentuale ipotizzata da Poletti, quella di un contributo solo delle pensioni più alte, formulata da Baretta e quella per ora che smentisce tutto di Renzi. Ora mi chiedo. Prima di fare annunci in una materia così delicata non sarebbe bene chiarirsi le idee? Pensiamo agli immediati effetti negativi che tali annunci finiscono per provocare nelle famiglie italiane, che si chiedono se la loro pensione verrà tagliata e di quanto, e se dunque potranno continuare a vivere con il livello attuale o fare sacrifici e magari intanto cominciano a spendere meno. Alla faccia della strategia degli ottanta euro…