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La ritorsione di D’Alema

Non voglio scomodare altri proverbi dopo quello di Confucio. Ma ce n’è uno, piuttosto volgare, ma molto popolare, cha calza a pennello per Massimo D’Alema di cui continuo a stimare la preparazione, l’intelligenza e l’esperienza. Quando vieni sodomizzato, non muoverti. Il rischio è anche di procurare piacere. Intendiamoci sulla questione. Sono possibili tre eventualità. Che Renzi abbia promesso al nostro il posto nella Commissione europea e non abbia voluto mantenere la promessa, continuando nella logica del nuovo dappertutto, che invece non abbia potuto mantenere la promessa, oppure che una promessa non sia mai esistita. Escludiamo quest’ultima ipotesi perché dovremmo sbugiardare tutti i giornali italiani, le stesse parole allusive del presidente del Consiglio e soprattutto perché non si capirebbe la reazione di D’Alema, soprattutto i suoi tempi.

Veniamo alle altre due eventualità. Può essere che Renzi, nel momento della composizione delle liste, abbia preferito escludere D’Alema promettendogli, in cambio della rinuncia, un posto in Commissione che comunque sarebbe spettato all’Italia. Sono cose che succedono. Si risolve un problema oggi rimandandone un altro al domani. Vuoi però che D’Alema sia così ingenuo da credere alle promesse di Renzi? Il giovin signore fiorentino aveva fatto ben altre promesse anche a Letta. Spero solo che a Massimo non abbia mandato un messaggio twittato con scritto “Stai sereno”. Renzi ha una certa dose di cinismo e di spregiudicatezza che forse sono un po’ anche la sua forza. La sostituzione all’ultimo minuto della Bonino come ministro degli Esteri come possiamo giudicarla?

Ma c’è una ipotesi più buonista. E cioè che il posto già occupato da una donna dovesse essere riservato a una commissaria di identico sesso. Le cosiddette quote rosa. Dunque via la Asthon e dentro la Mogherini. Questo principio varrà anche per la sostituzione della Mogherini. Sarà ancora un donna. Per forza. Se no viene pregiudicata la parità di genere che Renzi aveva sbandierato come una vittoria. Ma se è così perché D’Alema s’infuria? Diciamo la verità. Dentro il Pd non si vede l’ora che Renzi inciampi per saltargli addosso. Dicono che perfino il mio amico Delrio sostenga polemicamente di contare “meno di Verdini”. I sondaggi danno il partito in secca perdita sulle europee, addirittura di cinque punti. Sarebbe sempre una vittoria se rapportata al 25 per cento bersaniano.

A mio giudizio o Renzi si logora da solo, ed è possibile con la situazione economica che ci ritroviamo, o non saranno né D’Alema né Bersani a metterlo in difficoltà. Nella mia regione, l’Emilia-Romagna, una regione storicamente pilota per la sinistra, si stanno fronteggiando due candidati alle primarie per le elezioni del prossimo novembre, dopo le dimissioni di Errani. Entrambi si dicono renziani e anzi si sfidano su chi lo sia diventato prima e su chi lo sia adesso di più. Non vedo cambi di maggioranza dentro il Pd fino a quando Renzi non si sarà scavato da solo la fossa. Anche D’Alema, esperto com’é, se ne faccia una ragione. Non faccia il becchino prima del tempo. Porta male perché allunga la vita al morto.