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Cernobbio e la rubinetteria di Annibale

Renzi è un personaggio teatrale. Che studia le situazioni e recita a soggetto. Dietro di lui forse una regia esperta. Ma la scelta di preferire l’inaugurazione della rubinetteria della periferia di Brescia al convegno di Cernobbio, annuale appuntamento del gotha dell’economia e della politica, è un colpo da maestro. A Cernobbio, dove si pagano ventimila euro per essere invitati, erano presenti, e forse anche profumatamente rimborsati, il presidente Barroso, il leader della sinistra europea Tsipras, e poi Trichet, Almunia, il nostro Letta e il giorno prima Simon Peres e George Mc Cain, tutti in vestito blù, cravatta in tinta. A Brescia c’erano Annibale, Luciano, Domenico, Elio (non quello delle storie tese). Una storia di vita italiana di chi non si rassegna e decide di investire. A Renzi non deve essere parso vero. Una magnifica opportunità per una scelta e un’esclusione nette, per schierarsi dalla parte di Annibale, alle porte di Brescia. Contro il salotto dell’Hotel a cinque stelle.

Una scelta populista? Attenzione. Le ostilità verso Renzi dei salotti della politica e dell’imprenditoria erano emerse recentemente con forza, attraverso gli articoli di Scalfari, di Di Vico, di Turani, cioè di pezzi importanti dell’editoria, ma anche dell’imprenditoria italiana. Per di più c’era da sistemare il rapporto con Squinzi e con Confindustria, che proprio a Brescia intendeva dare un segnale forte a quelli di Cernobbio. Quale occasione migliore? Il presidente di Confindustria, concordando con Renzi, ha definito Cernobbio “la fiera delle vanità”. Insomma Renzi e Squinzi si sono improvvisamente ritrovati uniti, solidali, convergenti.

Renzi ha scelto di giocare la sua partita da solo. Il suo consenso, contrariamente a quello al suo partito, pare addirittura in crescita. E il segretario-presidente può addirittura giovarsi del dissenso di D’Alema e Bersani tanto da commentare ironicamente: “Cosa posso volere di più? Mancava Bindi, ora c”è anche lei”. Accanto a Renzi anche il ministro del Lavoro Poletti, datosi ammalato sul lago. E invece presente con le sua guance rubiconde da venditore di piadine romagnole al centro della rubinetteria. Un tipo che parla come il Ferrini di Arbore non è compatibile con lo stile distaccato e aristocratico dei cernobbisti.

Così la giornata della fiera delle vanità si è trasformata nel giorno di Renzi. Un colpo da novanta, non c’è che dire. Adesso però, dopo aver annunciato che anche nella pubblica amministrazione c’è grasso che cola, Renzi è chiamato a fare. Il teatro deve trasformarsi in realtà. Di vita virtuale si può campare per qualche mese, al massimo un anno. Poi le cose. E sul blocco degli stipendi della pubblica amministrazione è entrato sul piede di guerra anche l’amico Landini, che non starà certo fermo sulla riforma del mercato del lavoro. Insomma dopo le mosse ci vogliono i fatti e questi ultimi dividono di più delle rappresentazioni, perché entrano nella vita di tutti, comportano spesso rinunce e sacrifici. Molto di piu di un pomeriggio d’un venerdì con Annibale, Luciano, Domenico ed Elio. E anche Giorgio…