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Sette magnifiche follie del nostro calcio

Lasciamo perdere la nomina di un presidente di Federazione che s’accompagna al suo tutore. E anche tutte le scelte errate e controproducenti compiute in passato. Lasciamo un attimo perdere i nostri fallimenti sportivi e anche di presenza di pubblico negli stadi. Ma oggi siamo davvero alle follie. Le ultime follie italiane del calcio moderno le riassumo oggi in queste sette.

1) Prima follia. Al primo posto metto il calcio spezzatino della Legapro. Solo un matto poteva propinarci partite a tutte le ore del giorno e della notte. Si gioca alle 11 dopo il caffè della domenica mattina, alle 12 e 30 durante il pranzo, alle 14 e 30 anche d’estate, poi alle 15 e via via fino alle 20 e 45 del lunedì. Così il poco pubblico diventerà sempre meno. Propongo una partita anche a mezzanotte, riservata alle Cenerentole e ai principi azzurri. Con scarpette da calcio da recuperare il giorno dopo. E una in piena notte, per gli insonni. Da incubo.
2) Seconda follia. In Italia, caso unico al mondo, non si recuperano le squadre che vincono ma quelle che perdono. In barba ai risultati sportivi. Esempio. In B, dopo l’esclusione del Siena, non resta il Novara e non va neppure il Pisa, che ha perso la finale-spareggio play off, ma il Vicenza che non l’ha disputata, e in Legapro non va la Correggese che ha vinto i play off di D, ma l’Arezzo che non li ha neanche giocati e non aveva neppure fatto domanda di ripescaggio. In base non ai risultati sportivi, ma a criteri extra sportivi. Per di più improvvisati. Questa sì che è etica…
3) Terza follia. In Italia ove, caso unico nel mondo, esistono biglietti nominativi per entrare negli stadi, una task force del Ministero degli interni ha da mesi emanato alcuni provvedimenti innovativi. Ad esempio: la possibilità di stamparsi da soli il biglietto, la possibilità di un tesserato di portarsi in trasferta tre tifosi senza tessera del tifoso, l’astensione dalla tessera del tifoso per chi ha meno di 14 anni. Ebbene nessuno lo sa. Anzi pare che i provvedimenti non siano ancora stati resi operativi. Così tutto resta come prima. Dopo tre mesi. Altro che task…force.
4) Quarta follia. In diversi stadi sono state tolte le recinzioni e le barriere, in nome del nuovo principio europeo. In altri restano in vigore. In quelli di nuovo conio non ci sono, vedi Torino e Udine, in altri, come Cesena e Modena, sono stati almeno parzialmente eliminate, a Reggio Emilia restano. Perché? Chi decide questa possibilità o impossibilità? In base a cosa? All’umore del momento perché è difficile sostenere che i modenesi siano più buoni dei reggiani e dei sassolesi, no?
5) Quinta follia. E’ stato istituito il Daspo di gruppo. Un provvedimento cioè che, in base alla colpa di alcuni, penalizza tutti gli appartenenti al gruppo. Discutibile invero questa responsabilità oggettiva che esiste solo nel mondo del calcio. Cioè se io tiro un sasso e anche colpa tua che non lo tiri. Anzi le due colpe sono identiche. Quella di chi è colpevole e quella di chi è innocente.
6) Sesta follia. In Spagna un giocatore viene raggiunto da una banana e lui se la mangia. Viene immediatamente individuato il responsabile che è allontanato per sempre dagli stadi. In Italia si è invece squalificata un’intera curva. Eppure abbiamo biglietti nominativi, televisioni a circuito chiuso, tornelli. Tutti questi sofisticati congegni non servono a nulla, se non riusciamo mai ad individuare i colpevoli e facciamo giustizia sommaria. Servono solo a chi li produce. E ci guadagna.
7) Settima follia. In Italia nella curve non esiste disciplina e prevenzione. Gli steward non ci vanno. Così siamo al paradosso. I biglietti nominativi, i posti numerati, il controllo dell’ordine non vale nell’unica postazione a rischio. Allora a cosa servono? A controllare le famiglie e i distinti signori delle tribune? O semplicemente a indicare la via delle toilettes?

Mauro Del Bue