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Renzilandia

1 Ottobre 2014 1.087 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ho ascoltato il dibattito alla direzione del Pd. Poi qualche salotto televisivo. Mi sono fatto un’idea. E cioè che ciò che unisce i dem sia l’impossibilità di vivere divisi. L’argomento di fondo non era l’articolo 18, ma la questione Renzi. Il linguaggio, i toni, le espressioni di Bersani e D’Alema non sono da scissione. Ma da guerra civile. Da “mors tua vita mea”. Eppure non si divideranno perché divisi sono nulla. Bersani, D’Alema e qualche residuo compagno, una doppia squadra di calcio, ventidue soli, rappresentano poco più di un’inezia a Renzilandia. Per di più divisa in due. Perché lo scouting sul campo avverso ha prodotto più frutti di quelli berlusconiani al Senato. Sul merito della riforma del lavoro Bersani e D’Alema non hanno ragione. Alzare steccati e gridare allo scandalo rispetto all’annuncio di una legge che prevede la riconferma dell’articolo 18 per le discriminazioni e i provvedimenti disciplinari, un contratto unico a tutele crescenti, due miliardi per gli ammortizzatori sociali per tutti, anche per i dipendenti delle aziende con meno di 15 addetti, addirittura un reddito minimo, mi pare assurdo. Però…

Però restano due obiezioni giustificate. La prima è una perplessità rispetto alle risorse. Certo personalmente ho sempre pensato che il modello Ichino, di stampo danese, sia il più equo e opportuno anche per l’Italia. La difesa cioè del lavoratore, non tanto di un posto di lavoro, è il migliore statuto dei lavoratori del Duemila. Ma quanto costa? È l’Italia in condizione di garantire la copertura del novanta per cento del salario di un lavoratore licenziato per un anno, poi dell’ottanta e infine del settanta, ha una formazione adeguata per reinserirlo nel mercato del lavoro, in una situazione in cui le aziende non assumono perché non lavorano? E sul piano Renzi, ci sono davvero i due miliardi per gli ammortizzatori e bastano per il risultato? Queste domande non sono affatto peregrine. Ma come dice Angeletti rivolgendosi alla Camusso, prima di esprimere un diniego aspettiamo di sapere cosa si propone concretamente.

La seconda obiezione è sul modo di intendere la politica. Renzilandia ha rotto tutti gli schemi. Ha una visione calcistica dei rapporti di forza. Questi commenti del capo più volte ricorrenti: due a zero e palla al centro, voglio far gol sotto la curva ospite, li abbiamo battuti, anzi sgominati. Le sue frasi sono sempre un inno alla vittoria, con disprezzo per gli sconfitti. Per lui avere contro D’Alema e Bersani è il suo migliore spot. “Li abbiamo spianati”, ha confidato ieri sera. Come se fosse un bombardamento. Neppure il pluridecisionista Craxi ha mai parlato così. Caro Bersani, inutile ricordare il metodo Boffo, questo è il metodo Renzi. Quello che ha portato il Pd dal 25 al 40 per cento, risucchiando voti al centro e a destra. Cosa che non era riuscita né a D’Alema né a Bersani, troppo ex comunisti entrambi. Non c’è niente da fare. Rassegnatevi e consegnatevi a Pina Picierno, cari vecchi leader, siete prigionieri. Non siete nel Pd, ma a Renzilandia, un parco speranze per un’Italia disperata.

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