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Scissione nel Pd? Se è Renzi che la vuole…

Tre, diconsi tre, senatori sono usciti dall’Aula per non votare la fiducia al governo, collegata all’emendamento sulla delega per il Jobs act. Mineo, Casson e la Ricchiuti hanno preferito starsene in corridoio. Un altro senatore, Tocci, ha votato la fiducia poi si è dimesso. Ma pare che Renzi lo stia convincendo a recedere. E le dimissioni, si sa, si ritirano volentieri. Tutto qui. In più il governo ha incassato la fiducia di alcuni ex esponenti dei Cinque stelle allontanati da Grillo. Il conto è risultato anche più favorevole del previsto e il saldo addirittura attivo. La palla (per usare il linguaggio di Renzi) passa ora alla Camera, dove i rischi per il governo sono pari a zero, ma dove il Pd può andare incontro, se il governo porrà, com’è anche naturale, il voto di fiducia, a divisioni più marcate ed autorevoli.

Mentre Civati mette ormai in discussione la sua appartenza al partito (ma lo fa da un pezzo), Bersani, e soprattutto Fassina, annunciano battaglia. Dal loro voto, favorevole o meno al governo, si valuterà anche l’ipotesi di una scissione. Perché quel dice il vice Guerini non fa una grinza. Il voto di fiducia è un voto di appartenenza. Se non lo si dà si è fuori da uno schieramento e dunque dalle scelte di fondo di un partito. Non votare la fiducia è un voto di insubordinazione. Come quello dei deputati e dei senatori socialisti che decisero di non votare la fiducia al primo governo di centro-sinistra e fondarono per questo il Psiup nel gennaio del 1964. Per questo Bersani, che conosce le regole della politica più di Fassina, annuncia che non darà coltellate. Dunque assicura fedeltà alla ditta. Ma fino a che punto?

Il vento di separazione è forte. Resteranno separati in casa? Renzi non credo se lo auguri e continua a colpire i suoi oppositori con fendenti pesanti. Anche se sono all’angolo le botte non vengono risparmiate. Forse perché è lo stesso Renzi a spingerli verso l’uscita. Gufi, rosiconi, rottamati, oggi ne butta un’altra: “Le persone per bene sono con me”. Dunque gli altri per bene non sono. Poi lo storia dell’adesione alla manifestazione della Cgil contro il governo. Davvero Cuperlo, Bersani, Fassina oltre al solito Civati, andranno in piazza a manifestare? Neanche su questo Renzi ha tutti i torti. “Epifani e Damiano portatevi la scorta, perché avete votato la legge” commenta acidamente il giovin signore. Insomma alla Camera e in piazza gli anti renziani si faranno sentire. Fino a che punto schiacceranno il piede sull’acceleratore non saprei. E soprattuto per fare cosa dopo? Un’alleanza con Sel che si è già scissa in due? E poi un’altra alleanza col Pd per le elezioni con Renzi candidato? Che senso avrebbe? Renzi lo sa e sull’acceleratore il piede lo mette lui…