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Cari compagni, non deragliate

Oggi la segreteria è stata quasi unanime (con un solo voto contrario) ed ha appoggiato il jobs act e preso le distanze dalla manifestazione della Cgil. Ci sono invece in giro compagni e amici che in assoluta buona fede pensano che occorra smarcarsi al più presto da Renzi e dal governo. Posizione legittima e anche comprensibile perché Renzi fa di tutto per non farsi amare dalla nostra gente. Però costoro traggono la conseguenza, questa davvero insostenibile, di farlo assumendo posizioni che sono estranee alle scelte compiute dal Psi almeno negli ultimi quarant’anni. E cioè sposando l’estremismo e il corporativismo sindacale, perfino la posizione della Fiom, la più storicamente estranea al nostro riformismo. Mi rivolgo con questo articolo a loro. Le grandi trasformazioni del mondo impongono ad ognuno di noi di saggiare le nostre convinzioni, di misurarle con la realtà. E anche di cambiarle se la realtà svela la necessità di nuove consapevolezze.

Questo è anzi segno di maturità e spesso di intelligenza. Nessuno può contestare nemmeno che si possa cambiare partito o collocazione. Come vi è noto, e come mi viene a volte perfino rimproverato, anziché apprezzare la scelta che mi é costata ciò che per altri é obiettivo di vita e di morte, per una fase io stesso ho preferito un accordo con la Casa delle libertà a quello con una sinistra giustizialista e dipietrizzata. Poi, appena si è accesso il lume della Costituente socialista ho fatto i bagagli per aderirvi. Dunque, perché non ammettere che altri possano compiere un percorso analogo, anche se in versione diversa? Quello che non sopporto è che taluni ritirino la patente di socialista a chi non la pensa come loro, e che lo facciano addirittura in nome di una coerenza con la tradizione socialista.

Penso di non essere così giovane e neppure così disattento da non ricordare le nostre scelte e da non saper cogliere il significato di taluni passaggi. Il nostro socialismo riformista non ha mai considerato intangibile né il diritto del lavoro, né lo stato sociale. Basterebbe rifarsi alla conferenza di Rimini del 1982, a quella del 1990 e, più recentemente, alle Primarie delle idee del 2007. Proprio in quest’ultima circostanza ricordo che si prese a modello da un lato la flex security del Pse e le elaborazioni di Marco Biagi, che era un socialista e che ho frequentato ai tempi della Fgsi, e dall’altro le intuizioni di Pietro Ichino, sul modello danese, che noi invitammo ad esporre in quell’assise. Che c’entrano queste idee con quelle della Cgil e in particolare della Fiom? Esiste una posizione che nel nostro piccolo partito non è in sintonia né col passato più remoto né con quello più recente e magari si rifà a un passato ancora più antico? Perfetto. Coloro che sostengono queste posizioni non accusino però gli altri di mancata coerenza verso la storia del Psi.

E soprattutto usino bene i termini della polemica politica. Oggi chi non la pensa come loro non solo pecca di mancanza di tasso di socialismo (vecchia, stantia accusa da tribunale delle ideologie), ma diventa renziano, filo governativo, moderato. Orbene renziano io non lo sono mai stato e i miei articoli lo dimostrano, anche se riconosco a Renzi le ragioni quando le ha. Quella di filo governativo non credo possa essere accusa accettabile, visto che il nostro segretario è al governo e i nostri parlamentari ne votano la fiducia. Moderato non è il termine esatto da contrapporre ad estremista o massimalista. Il termine giusto é riformista. Avete mai sentito Landini definirsi tale? Lui non è per la cogestione, ma al massimo per la codeterminazione. Il linguaggio svela bene i concetti.

Siamo pochi. Siamo ridotti al lumicino. E se siamo ancora vivi e insieme una ragione ci sarà. Io ho sempre pensato che la ragione principale sia quella di salvare una storia. Poi vengono tutte le altre. Consiglierei allora a tutti di conoscere bene questa storia, di non forzarla, di non travisarla. Un partito, non succederà perché il congresso di Venezia ha sancito l’esistenza di una ampia maggioranza che non credo cambierà al prossimo, che dovesse contestare il Pd da sinistra e collocarsi assieme a quel che resta del partito di Vendola e al futuro partito del lavoro di Landini, e naturalmente contro un governo di centro-sinistra, non sarebbe il mio partito e dovrei rimanerci da posizioni assai diverse. E proprio per salvare la nostra storia. Che non c’entra nulla con queste posizioni. E per coerenza verso me stesso, che fin da ragazzo, da riformista, ho combattuto quelli dell’altra sinistra, che ha preso molte forme, ma è spesso rimasta uguale a se stessa. Sempre rispettandoli. E mai espellendoli, come facevano loro con noi, dall’alveo della sinistra. Sono convinto che se Brodolini fosse ancora vivo oggi cambierebbe il suo slogan e direbbe: “Da una parte sola, dalla parte dei disoccupati”.