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Dopo Napolitano perché non Emma?

Se si dimette un papa può dimettersi anche un presidente della Repubblica. Tanto più che il nostro bravo presidente non voleva certo bissare il suo settennato. Lo ha fatto per spirito di servizio dopo che il Parlamento non riusciva a eleggere nessuno. Col duplice imperativo, dei partiti, a formare subito un governo di unità nazionale, e suo, a non completare il mandato. Napolitano compirà fra poco novant’anni e non gli si può chiedere di ottemperare ai tutti i suoi impegni com se ne avesse sessanta. Fa piacere che Renzi, nella sua ossessione rottamatoria, abbia fatto delle eccezioni. Quella più clamorosa, appunto è quella di Giorgio, unico presidente della Repubblica italiana ad essere eletto due volte.

Napolitano probabilmente se ne andrà annunciandolo nel suo discorso di fine anno. E a gennaio verrano convocati i grandi elettori per l’elezione del suo successore. Inutile adesso far nomi di uomini e di donne. Penso che anche in questa circostanza i partiti dovrebbero trovare un nome che rappresenti l’unità nazionale. Difficile trovare un candidato che vada bene sia al Pd, sia a Forza Italia, sia ai Cinque stelle. E così il nuovo anno si presenterà anch’esso con l’identica alternativa che si è affacciata per Renzi sulla legge elettorale. Personalmente penso che il Pd si dividerà ancora, come è già successo in occasione della candidatura di Marini, nome concordato da Pd e Pdl, e di Prodi, che avrebbe potuto essere eletto, in quarta votazione, dal solo Pd.

Sarà un’altra difficile impresa, com’è sempre capitato, vedasi le elezioni dei giudici del Csm e della Corte, quando il voto è segreto. La segretezza del voto invoglia gli istinti peggiori. Quelli di rivalsa, e perfino di vendetta. Credo che noi dovremmo avanzare una proposta di una donna che potrebbe mettere d’accordo tutti, anche i Cinque stelle. Parlo di Emma Bonino. Non è giovane, non è da Leopolda, è anzi stata ingiustamente sostituita da ministro degli Esteri, dicastero che aveva gestito al meglio. Ma si sa, la rottamazione, ha illustri eccezioni. Parliamo di Padoan, di Poletti, di Fassino, di Chiamparino e adesso pare anche di Cofferati. L’eccezione potrebbe riguardare anche Emma. Anche perché svolgere l’alta carica di presidente della Repubblica non è come gestire un tavolo al dibattito della vecchia stazione fiorentina. Coraggio, ci vuole. E fantasia. Ma soprattuto rispetto per il ruolo. Una donna, non invisa ai Cinque stelle e nemmeno a Berlusconi. Perché no?