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Quirinale. Due scenari e mezzo, una preferenza

17 Gennaio 2015 1.520 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

È iniziata la corsa più pazza d’Italia, quella per il Colle. L’elezione da parte dei cosiddetti grandi elettori è la meno indicata per la trasparenza e l’oculatezza della scelta. L’Italia non è una repubblica presidenziale o semipresidenziale e non è prevista l’elezione diretta. È questione che noi socialisti abbiamo più volte sottoposto all’attenzione generale. Quale forma di stato? E invece si continua a discutere e adesso anche a procedere a riformare la Costituzione senza cambiarla. Cioè continuiamo a vivere in una Repubblica parlamentare e discutiamo come se fossimo in una Repubblica presidenziale, con l’idea, per la verità, che sia il presidente del Consiglio ad essere eletto, non il presidente della Repubblica. Non è così e pensiamo che così sia. Parliamo di tre presidenti del Consiglio (Monti, Letta e Renzi) non eletti direttamente, quando mai nessuno lo è stato.

Dunque continuiamo a eleggere un presidente della Repubblica col vecchio rito così come eleggeremo un presidente del Consiglio con le vecchie regole e non con quelle supposte. Così è iniziato il rodeo con i detentori di pacchetti di voti che si mobilitano e si fronteggiano. Una volta era la Dc, e non gli altri partiti, a dividersi in gruppi contrapposti pronti a sfidarsi nel segreto dell’urna. Io stesso sono stato testimone nel 1992 dell’agguato degli andreottiani a Forlani. Il sottosegretario del presidente del Consiglio Andreotti faceva vedere a tutti la sua scheda con scritto Forlani, poi quando è stato chiamato per il voto (ancora il presidente della Camera Scalfaro non aveva fatto installare il famoso catafalco) ha estratto da un pacco di giornali un’altra scheda e ha votato con quella. Altro che Caf. Era anche un non senso aritmetico. C’erano due poltrone per tre persone.

Oggi che “finalmente” non c’è più la Dc, tutti i partiti si sono democristianizzati. In particolare il Pd, che è talmente diviso da far apparire un monolite la vecchia Dc. Quanti sono i gruppi di questo partito che si sono riuniti o si stanno riunendo per costruire il loro pacchetto di voti? Anche in Forza Italia c’è per la prima volta una netta divisione. Fitto sembra annunciare guerra al patto del Nazareno, mentre Berlusconi è pronto a concordare con Renzi un candidato. Scelta civica è campo da arare, fa capolino un folto gruppo grillino di dissidenti da corteggiare, Sel vuol dividere il governo e colpire il Nazareno, il Nuovo centrodestra non vuole Sel e apre a Berlusconi, le minoranze del Pd osteggiano un candidato concordato tra Renzi e Berlusconi.

Se questo è il quadro politico, ce ne può essere anche un altro meno politico e più di opportunità. Tutti gli antirenziani uniti per dare un colpo al dominio del capo. È un quadro che Renzi teme e per questo tiene legato a sé Berlusconi che costituisce una barriera di garanzia contro questo rischio. Ma non è affatto escluso che il tentativo non venga alla luce. È chiaro che le prime tre votazioni andranno a vuoto. Incredibile avere giocato, due anni fa, la carta Marini alla prima votazione quando con gli stessi voti alla quarta Marini sarebbe stato eletto. Renzi non farà l’errore di un Bersani alquanto frastornato dall’esito delle precedenti elezioni. E credo che alla quarta votazione si apriranno subito due scenari possibili. Uno è quello del Patto del Nazareno (coi voti della maggioranza del Pd più vari ed eventuali convertiti, della maggioranza di Forza Italia, del Nuovo centrodestra e forse nostra). Credo che la candidatura di Giuliano Amato sia la più forte in questo contesto. L’altro è quello dell’unione delle cosiddette sinistre, in particolare il Pd (ci saranno anche i 101?), più Sel, più grillini dissidenti ed eventualmente parte di Scelta civica, forse i nostri. Credo che la candidatura di Romano Prodi sia la più forte in questo quadro. Penso che i socialisti dovrebbero preferire la prima soluzione. Almeno avremmo uno di famiglia sul Colle più ambito.

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