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Due milioni… in una stanza

Lui, il grande Gino Paoli, è stato tra i miei preferiti. Ero un ragazzo un po’ così “che non amava i Beatles e i Rolling Stone”. D’altronde essere socialista e riformista mi rendeva diverso dalla mia generazione. Adoravo Tenco, anche prima che si suicidasse. Ma dopo era diventato un mito, anche per me, come Pavese nella letteratura. Eppure ero tendenzialmente allegro. Paoli mi comunicava profumo di conquista, nelle feste in casa di zii compiacenti. La sua gatta mi aveva accompagnato nei primi anni di vita cosciente. Adesso parlare di lui come evasore fiscale, dopo i due milioni rintracciati “in una stanza” di una banca svizzera, mi infastidisce. Però è vero che un conto è l’arte e altro la morale. Se no come dovremmo giudicare Caravaggio, che fu un assassino? Quel che stona è la posizione di Grillo. I suoi amici penta stellati hanno chiesto subito le dimissioni di Paoli dalla presidenza della Siae (Società autori ed editori), un baraccone che ti frega un sacco di soldi e raramente te li dà indietro. Ma non avevano fatto i conti col genovese Grillo, amico di Gino. Gli vuoi attaccare l’amico? E lui subito si è scusato con Paoli dichiarando evangelicamente: “Perdonali, non sanno quello che dicono”. Così è emersa, dopo la figura dell’autogarantista De Magistris, anche quella del “garantista per amici”. Come il vino che si produce in poche bottiglie. Questa ci mancava…