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Landini l’urlatore

Ha imperversato da Mentana a Bersaglio mobile. Ha parlato, anzi urlato, per più di un’ora. Resta il fatto che non è stato chiarito quel che intende fare. Maurizio Landini ha convocato un incontro con tutte le parti sociali interessate a dare battaglia al governo Renzi. Il primo passo per costruire quel partito o movimento o raggruppamento o semplicemente lista elettorale a sinistra del Pd? Lui lo nega. Anzi reagisce irritato e sostiene che è un modo vecchio di fare informazione solo il dubbio che possa avvenire una cosa del genere. E allora? Landini sostiene che quel che serve è allargare i confini della lotta della Fiom e della Cgil al governo Renzi. Ma in che modo? Ritiene anche che nel governo non ci siano energie disponibili al dialogo. Dunque? Anche se costruisce un’area sociale di opposizione più larga, non capisco come, ma ammesso che riesca, che so, a convincere tutti i sindacati, le associazioni di categoria, i giovani, a lottare per la strenua difesa dell’articolo 18, poi che fa? Vuole indire un referendum, ma anche nel caso lo vinca, poi che succede? Presenterà un partito per trasformare il successo in vittoria? No. Questo è un modo vecchio di intendere le cose. Sarà, ma non riusciamo proprio a capire quale sbocco possa dare alla sua azione. D’altronde tutti coloro che sono scesi in campo, da Berlusconi nel 1994, a Prodi nel 1996, a Grillo e Monti nel 2013, lo hanno sempre categoricamente escluso. Sara così anche per Landini? Vuoi che la sinistra italiana abbia davvero bisogno oggi di un nuovo urlatore come la la musica alla fine degli anni cinquanta? Può anche darsi di sì. Dopo la fase di Bossi, di Grillo, adesso, come avvenne con Dallara e Celentano, potrebbe essere il turno di Landini.