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Dagli al socialista?

22 Marzo 2015 1.071 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Sembra abbiano scovato un covo di vecchi socialisti. Pare si siano rifugiati tutti in un angolo di Porta Pia, forse per via della vecchia vocazione anticlericale. Un caso unico. Incalza, ex socialista e amico di Signorile, Nencini, segretario del Psi e vice ministro, Del Basso De Caro, sottosegretario e deputato del PD, area Cuperlo, ex deputato socialista, Giulio Burchi, presidente di aziende pubbliche, modenese verace e simpaticissimo gaudente, anche lui di origine socialista. Perché non approfittarne?

Così succede di tutto. Non si capisce ancora di cosa sia accusato Incalza, per tredici volte prosciolto o assolto da altrettante vicende giudiziarie. Non capisco neppure di cosa sia accusato Burchi, ingegnere di successo e scelto come amministratore da governi di centro-destra e centro-sinistra. Del Basso De Caro pare abbia una vicenda giudiziaria ridicola e in via di archiviazione. E non si capisce perché debba essere sostituito oggi se è stato nominato ieri. Quello che proprio non si capisce è perché debba sentirsi coinvolto Nencini. Perché il Fatto quotidiano, organo delle procure italiane, ne chieda la rimozione.

Escono le cose più assurde, dominate da quel pericolosissimo comun denominatore del passato che fece scrivere a un magistrato marchigiano, in una richiesta di condanna di un nostro bravo amministratore, dopo avere elencato i capi d’accusa “per di più è socialista”. Accusa che fa venire i brividi perché ci riporta a regimi oppressivi del passato. Siamo però a un bivio. Nencini, che non solo non ha commesso reati, né gli vengono contestati, ma non ha neppure commesso peccati, deve restare al suo posto e Renzi deve confermargli piena fiducia.

A Renzi vorrei dire solo una cosa. Ho apprezzato la risposta data a una dichiarazione chiaramente eversiva del capo dell’Anm Sabelli. Stia molto attento e non faccia l’errore di Craxi. Dopo il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, il Psi approvò una legge arrendevole e inapplicabile. Avevano ragione i radicali che non la votarono. Ora Renzi approva un leggero indurimento della legge che ha fatto infuriare i magistrati, i quali, per questo, gli hanno dichiarato guerra. Se non si mette in testa di varare una vera riforma della giustizia con la separazione delle carriere e il doppio Csm, Renzi rischia. Le guerre a metà sono tutte destinate alla sconfitta.

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