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Nel 1919 nasce la Reggiana e nel 1924 viene promossa in serie A (da La Gazzetta di Reggio)

Quando Severino Taddei, ventiduenne calciatore reggiano, già nel Reggio football club e nel Torino, ritorna a Reggio alla fine del primo conflitto bellico, in pochi avevano ancora voglia di pensare al calcio. In provincia la guerra si era portata via oltre seimila giovani, tra loro anche alcuni calciatori come Eugenio Iori, Ido Bertani, Attilio Vanneselli, che avevano giocato nel Reggio o nella Juventus, le due squadre che nell’ante guerra si erano disputate la supremazia calcistica in città. Il Reggio giocava nel campo della Badia, in viale Risorgimento, la Juventus nei prati del Mirabello. Era l’ora dell’unità e Juventus e Reggio si unificarono, poi si unì anche l’Audax, altra squadra reggiana, e nel settembre del 1919 nacque l’Associazione del calcio Reggiana che si iscrive al campionato di promozione (terza serie, attuale Legapro). La sede della società venne ubicata al caffè Europa, nell’attuale piazza Prampolini. Primo presidente fu il conte Giuseppe Cassoli. Il campo scelto fu quello del Mirabello e la maglia quella della Juventus, nera con bordi bianchi (quella del Reggio, granata, diverrà la maglia ufficiale della Reggiana solo dal campionato successivo). In campionato la Reggiana incontrò Piacenza, Parma, Spal, Audax Bologna e si classificò terza. Si giocava col metodo e con due soli difensori più un centromediano metodista che era Ottorino Boiardi, papà di Franco, futuro deputato. Anche se terza, dietro al Piacenza e al Parma, la Reggiana fu ammessa alla serie superiore (attuale serie B). Si cantava “Addio mia bella signora”, mentre a Reggio arrivò un signore, o meglio un trainer, come si diceva allora. Era l’austriaco Karl Sturmer. Dicono che Sturmer togliesse una scarpa in allenamento a un giocatore debole a tirare con l’altro piede. Masochista? In porta il giovane Ettore Agazzani, nonno dell’attuale presidente della Reggiana Alessandro Barilli. Più che della Reggiana, però, si parlava delle Reggiane (le officine) che erano occupate dai lavoratori assieme a molte fabbriche italiane e si respirava un clima da guerra civile. Al Mirabello si costruirono mura di cinta, tribuna scoperta in legno e spogliatoi. La Reggiana finì penultima dietro Modena, Parma, Piacenza e davanti al solo Carpi. Ma d’estate ecco l’italo argentino Felice Romano che aveva giocato nel Torino e che sarà l’unico calciatore della Reggiana a vestire contemporaneamente la maglia granata e quella azzurra della nazionale. Si dice per mille lire, ma senza casettina in periferia … La tribuna in legno del Mirabello viene coperta, ma la Reggiana si salva solo allo spareggio di Ferrara contro la Mantovana. Romano segnò il gol decisivo al 146esimo minuto di supplementari infiniti, con benedizioni e saluto … Romano. L’anno successivo, il 1922-23, si apre col governo Mussolini e con una giunta fascista anche a Reggio. La Reggiana disputa un buon campionato. Romano si sposta all’attacco, Agazzani è militare a Roma e gioca nella Lazio, sostituito da Tarabusi. Alla fine siamo quarti, dietro Viareggio, Libertas Firenze e Prato. E’la vigilia della grande ascesa. Il campionato 1923-24 è quello della promozione nella massima categoria. Il nuovo presidente Vittorino Palazzi fa le cose in grande. Arrivano l’ala destra Sereno, il mediano Bezzecchi, il centravanti genovese Michelin, l’ala sinistra Rasia. Nel 1923 venne pubblicato il giornale sportivo “Il Mirabello”, diretto da Demo Braghiroli. Durerà fino al 1928. Nel giugno del 1924, quando Giacomo Matteotti risulta ancora rapito, ma in realtà era già stato ucciso, da Reggio partì un treno di tifosi (il primo) in occasione della trasferta di Mantova, finita 1 a 1, ma segnata da gravi incidenti tra i tifosi. Un reggiano, in auto, estrasse una pistola e gli assalitori virgiliani si diedero subito alla fuga. Il Giornale di Reggio, succube del regime, commentò: “Vigliacchi e …. comunisti. Alla fine la Reggiana dovette affrontare uno spareggio contro l’Olimpia d Fiume che si disputò a Padova il 27 luglio del 1924 e i nostri eroi prevalsero per 2 a 0 (gol di Romano e Rasia). E ad agosto approdano a Reggio due austriaci, raccomandati da Sturmer, che era intanto finito al Torino: l’attaccante Anton Powolny e l’ala sinistra Jacob Huber, mentre anche il Mirabello si rifà il trucco e vengono installate tre gradinate in legno dietro le due porte. Powolny ha 25 anni, solo 17 Huber, che a Reggio restò assai poco perché la sua famiglia gli ordinò di tornare a Vienna dopo le botte prese a Torino. Lui rimase a Reggio per altre due gare (con l’Hellas Verona la Reggiana vinse per 6 a 2 e con la grande Inter per 4 a 2). Poi lo zio di Huber, quel maledetto zio, arriva personalmente a Reggio, preleva il nipote, lo caccia sul vagone del treno e se lo porta a Vienna come se fosse un pacco. Si seppe più tardi che il povero Huber morì per un tumore nel 1928. Il sogno era finito. La Reggiana, il giorno dei morti, perse il derby col Modena in un Mirabello gremito da seimila persone, coi tifosi modenesi che inviavano un piccione viaggiatore ogni gol segnato. Finì 4 a 1 per i cugini d’Oltre Secchia e il nostro Sereno venne squalificato fino a San Silvestro per aver morsicato l’orecchia di un canarino. Un Sanchez d’antan … La Reggiana alla fine conquistò la salvezza. Nel secondo campionato di massima divisione (1925-26) i granata non evitarono la retrocessione nonostante l’arrivo a Reggio dell’ungherese Milos Hajos, centromediano di classe, e dell’ala sinistra Povero e le nuove gradinate di fronte alla tribuna coperta. In tanti non seppero darsene una ragione. Muore Rodolfo Valentino e molte donne non vollero darsene neanche mezza. Disperandosi. Si ritorna in serie B (Prima divisione) e siamo tutti vivi, anche senza Romano, Powolny e Hajos. Con uno Stefano Aigotti goleador e un portiere e allenatore come il cecoslovacco Vilmos Zsigsmond  travolgiamo tutti. Si ritorna in Divisione nazionale (serie A), ma stavolta senza soldi. Aigotti è prelevato dal Milan (sarà l’unico giocatore che segnerà, in un derby, tre gol all’Inter), Zsigsmond se ne va e arriva il portiere della Spal Valeriani. Alla fine sarebbe retrocessione. Poi la Federazione decide di bloccarle e la serie inferiore è rinviata solo di un anno. Si ritorna in serie B proprio nel 1929, anno di crisi per il mondo, nero per l’Italia e nero anche per i colori granata. Mentre Wall Street crolla e tutto il mondo va in tilt crolla anche la Reggiana che, in due anni, cade dalla A alla C. Così gli anni trenta saranno un inferno (meno però degli anni duemila) perché i granata, crollati con la borsa americana nel 1929, torneranno in alto solo con l’esplosione della seconda guerra mondiale, proprio nel giugno del 1940. Chissà perché i nostri legavano le loro sorti sportive a quelle, tragiche, del mondo…