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Ultimo capitolo del programma: una nuova stagione sui diritti di liberta

L’Italia è una anomalia sul tema delle libertà. Non riesce a legiferare in materia di diritti della persona. La legge 40 sulla fecondazione assistita viene bocciata dalla Corte costituzionale attraverso ben 33 sentenze successive e praticamente riscritta, mentre l’Italia è più volte richiamata dalla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo sui temi delle coppie gay e della giustizia. Mancano tuttora in Italia leggi sul testamento biologico per sancire la libertà di scelta. L’Italia è l’unico Paese europeo in cui non vige la separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti. La questione delle carceri è solo argomento di iniziativa e di pressione dei compagni radicali. Solo recentemente sono state approvate leggi in materia di divorzio breve e di responsabilità civile dei magistrati, quest’ultima a carattere indiretto.

I socialisti intendono rilanciare una campagna, assieme ai compagni radicali e ai laici disponibili, per una nuova stagione di diritti civili, come fu quella degli anni settanta e proprio in occasione del trentesimo anniversario della morte di Loris Fortuna che di quella stagione fu l’indimenticato protagonista. Il nuovo sistema politico a carattere post identitario divide quasi tutti i partiti sul tema della laicità. Laici e integralisti esistono nel Pd, in Forza Italia, perfino nel Nuovo centrodestra, nella Lega e nel movimento Cinque stelle. I cosiddetti temi etici non sono la base su cui costruire una forza politica, perché l’identità dei partiti si fonda oggi soprattutto sulle opportunità elettorali. Così i cittadini inviano al Parlamento rappresentanti di cui non conoscono l’orientamento su temi fondamentali per la vita delle persone, soprattutto oggi, in un sistema elettorale bloccato e anche domani, con una legge che vedrà gran parte dei deputati nominati.

Nel contempo non si stabilisce che su queste tematiche possa esistere piena libertà di scelta. Contrariamente agli anni del centro sinistra, quello degli anni sessanta e settanta, in cui i governi non cadevano sui temi del divorzio e dell’aborto attorno ai quali anzi si potevano formare maggioranze diverse rispetto a quelle di governo, solo corredate dallo svolgimento di referendum abrogativi, oggi i temi della laicità diventano essi stessi, non solo occasione di divisione all’interno dei partiti, ma condizione per far sopravvivere un governo. Così allo scontro legittimo di diverse opzioni di vita si introduce il criterio della mediazione per evitare conflitti. Per tenere uniti i partiti, per tenere unito il governo.

Scrive Michele Ainis in un mirabile editoriale del Corriere della sera: “La stazione d’arrivo é Strasburgo, dove ha sede la Corte europea dei diritti dell’uomo. La sentenza che ci impone il riconoscimento delle unioni gay è solo l’ultima d’una lunga filastrocca. In precedenza siamo finiti in castigo o per eccesso di diritto (con le due pronunzie del 2011 e del 2013, contro il reato di clandestinità e contro il sovraffollamento carcerario) o per difetto (da qui la sentenza del 2014 sul diritto d’attribuire ai figli il cognome della madre, nonché la condanna del 2015 perché l’Italia non punisce il reato di tortura). Ma i viaggiatori partono da Roma, dove c’è una doppia stazione ferroviaria. Alla Cassazione, che ha appena sancito il diritto di cambiare sesso senza subire mutilazioni genitali. E alla Consulta, che l’anno scorso demolì la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, mentre dal 2010 denuncia anch’essa la mancanza di ogni disciplina sulle coppie omosessuali”.

In assenza della politica ci pensano, dunque, in materia di libertà delle persone, altri due organismi: la Corte dei diritti di Strasburgo e la Cassazione. La politica non delibera o delibera, come nel caso della legge 40, addirittura in versione anticostituzionale. D’altronde i partiti sono divisi sull’argomento e il governo si basa su una maggioranza in cui una tendenza integralista risulta determinante. Dunque altro non resta che insistere e ridare la parola ai cittadini, attraverso una nuova grande campagna referendaria su diverse questioni in materia. D’altronde ancora non è stato introdotto in Italia lo “ius soli”, ovvero la cittadinanza per i figli degli immigrati nati in Italia, mentre il testamento biologico, regolato in Usa e in Europa, pare deceduto insieme a Eluana Englaro. Così come la legge sull’omofobia approvata alla Camera nel settembre del 2013, risulta oggi desaparecida al Senato.

I socialisti si impegnano dunque in Parlamento e nel Paese per una grande campagna su questi temi: l’introduzione di una legge sulle coppie gay che preveda gli stessi diritti per omosessuali e eterosessuali, combattendo tutte le attenuazioni o privazioni di diritti degli omosessuali in materia di riconoscimento pensionistico e di adozioni, una legge europea sul fine vita, che elimini questa mostruosa carenza legislativa, e che adotti il principio delle libera scelta attraverso una dichiarazione anticipata, sul modello presente in tutte le nazioni europee, la piena affermazione dei principi costituzionali sul tema della fecondazione assistita, così come prescritto dalla Corte, l’adozione di una riforma della giustizia di stampo liberale e garantista, che preveda, come prescritto dal testo di legge presentato alla Camera, tra gli altri, dagli onorevoli Buemi e Del Bue, la netta separazione delle carriere dei magistrati e lo sdoppiamento del Csm, l’adozione nella legge sulla cittadinanza del principio dello “ius soli”, come da molta parte si evidenzia giustamente, per evitare che i figli degli emigrati legittimi siano considerate persone senza patria, un piano di edilizia per nuove carceri e per impedire il loro sovraffollamento e, se necessario, una nuova legge di indulto o amnistia, per evitare che in carcere oggi possa essere reintrodotta la pena di morte.

Su questi temi i socialisti si richiamano al loro luminoso patrimonio, che li ha visti all’avanguardia in Italia, contrariamente ad altre formazioni politiche della sinistra, nell’affermare principi di libertà. Con la stessa tenace convinzione di quarant’anni fa si fanno oggi protagonisti degli stessi principi per nuove battaglie rendendo l’Italia più moderna, più libera, più europea.

Mauro Del Bue
Mauro Del Bue
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