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Dopo la festa

Si è conclusa col dibattito sul rapporto cittadini-banche e sul tema del gioco d’azzardo, che costituiscono due punti salienti della nostra piattaforma programmatica e della nostra iniziativa politica, la festa dell’Avanti. Sono stati tre giorni intensi di dibattito e di confronto tra noi e i principali protagonisti della vita politica italiana, sui quali si sono accese le luci della ribalta dei giornali e delle televisioni. Certo è positivo che l’Avanti ci sia e sono stato gratificato, girandoli a tutta la redazione, dei tanti riconoscimenti ottenuti sul campo. Sono usciti dalla festa i principali nodi della politica italiana.

Non a caso e innanzitutto, con la presenza di Luca Lotti e di Maria Elena Boschi assieme al nostro Riccardo Nencini, è stato affrontato il tema della riforma costituzionale e del delicato passaggio al Senato. Sui numeri non si scherza. Eppure Lotti e la Boschi si sono detti fiduciosi del conseguimento della maggioranza. Nel Consiglio nazionale socialista è stata ribadita la necessità di dare al Senato gli stessi poteri e lo stesso metodo di elezione del Bundesrat tedesco. Anche se non sono mancate proposte aggiuntive, come quella formulata da Schietroma, di sostituire i consiglieri regionali nominati senatori.

Ma la questione più rilevante riguarda la modifica dell’Italicum, della quale parla oggi anche Cicchitto a nome di Area popolare. Dal premio di lista al premio di coalizione: si tratta di una modifica che non solo consente al Pd di uscire dallo splendido isolamento e agli alleati di presentare le loro liste, ma potrebbe evitare il rischio di un ballottaggio tra PD e Cinque stelle. Su questa modifica anche il Psi insisterà.

Nel confronto sui diritti civili, anche con l’apporto di Marco Pannella, nonché di Intini e Biscardini, sono stati rilanciati i soliti temi delle Unioni civili, denominate con gergo astruso quanto bizzarro, “Specifiche formazioni sociali”, alla stregua di un consorzio cooperativo o di un contratto di formazione e lavoro, e che rischiano ancora di non decollare per responsabilità dei settori più integralisti del Parlamento (non vogliono sentir parlare di adozione del figlio del coniuge e di reversibilità), ma anche la legge sul fine vita e quella sulla fecondazione artificiale, già di fatto varata attraverso l’intervento a gamba tesa della Corte costituzionale.

Grazie a Enrico Buemi sono state precisate le posizioni socialiste, peraltro storicamente acquisite, sulla riforma della giustizia, con la separazione delle carriere dei magistrati e il doppio Csm. Poi il confronto sull’occupazione col ministro Poletti e Susanna Camusso, che ha evidenziato contrasti, ma anche possibilità di conciliazione, sul tema delle garanzie e della trasformazione dei contratti a tempo determinato in indeterminato. La Camusso, in particolare, ha polemizzato sulla idea di abolire per tutti la tassa per la prima casa. Credo che questa dovrebbe essere oggetto di una polemica anche da parte socialista.

Poi i temi della sicurezza e della politica estera, anche con Pia Locatelli, Bobo Craxi e Luca Cefisi, quello dell’agricoltura e dell’ambiente col ministro Martina e il nostro Pastorelli, l’assemblea dei giovani e delle donne e altro ancora. Adesso prepariamo la conferenza programmatica con diligenza e collegialità. Sarà anche questo il modo di rispondere a coloro che ritengono esaurita la nostra funzione storica e che altro non ci sia che aderire al Pd e a chi ci invita, costruendo un’organizzazione parallela e inconciliabile con quella del Psi, a flirtare con la sinistra massimalista, palpitando per Corbyn come ieri si palpitava per Tsipras. Il tragitto che ci porterà al congresso è già segnato. Bisogna avere, come scriveva Carlo Rosseli, “Idee chiare, gente nuova e amore per i problemi concreti”.