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La novità? Erano meglio i partiti di una volta

13 Ottobre 2015 978 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Massimo Cacciari, divenuto ormai apprezzato commentatore televisivo, ha confessato ieri sera a “Otto e mezzo” che il re é nudo. Anche alla luce della vicenda Marino ha testualmente dichiarato che “la politica è una professione, altrochè, e si deve tornare alla selezione nei partiti”. Perfino il vecchio Leoluca Orlando parla di partiti che non ci sono e di forme democratiche da ripristinare in una lettera su Repubblica. Insomma, dopo la fase del nuovismo stile anni novanta, della rottamazione (anche degli esponenti del nuovismo, per la verità) degli anni duemila, oggi siamo nella nuova fase del rimpianto. Non ci sono più le stagioni di una volta, le mamme di una volta, le ciambelle di una volta e anche i partiti di una volta.

C’era bisogno delle inadeguatezze del povero Marino, vero e proprio capro espiatorio di tanti dilettanti allo sbaraglio, per rendersene conto. Due anni orsono abbiamo eletto, con consensi generali, un presidente della Camera che non era mai stato deputato e un presidente del Senato che non era mai stato senatore, abbiamo fino a poco fa esaltato primarie senza regole e che permettevano a chi non era iscritto di valere come un iscritto, solo due euro. Abbiamo assistito alle nomina di un alto commissario alla politica internazionale dell’Ue che non era mai stata commissario né parlamentare europea, abbiamo applaudito alla nomina di ministri senza alcuna esperienza amministrativa e per alcuni nemmeno parlamentare. La virtù principale richiesta era l’inesperienza, unico caso tra le professioni, e quella della politica doveva diventare nient’altro che un hobby.

Poi adesso, un po’ in ritardo, ci accorgiamo che i partiti di una volta non ci sono più e che istituti politici previsti dalla Costituzione oggi non rispondono nemmeno a crismi di elementare democrazia e, come dice Orlando su Repubblica, il leaderismo prevale ovunque. Lasciamo perdere il fatto che della lotta ai partiti tradizionali Orlando abbia fatto un suo credo, ma davvero finora tutti dormivano e non si accorgevano o facevano finta di non accorgersi che una nuova classe dirigente formata al di fuori dei partiti e della politica non era in grado di reggere le sorti di questo Paese? Certo non esistono più, o sono stanzialmente al tramonto, le vecchie fedi politiche e sarebbe assurdo ritornare al passato come se venti e più anni fossero solo una parentesi. Per scoprirci d’incanto ancora tutti comunisti, democristiani e socialisti.

Resta il fatto che questo ventennio, il peggiore dell’Italia del dopoguerra, ha costituito una vera e propria anomalia rispetto all’Europa, dove si sono mantenuti, al di là delle crisi del momento presente, e sia pur profondamente rinnovati, i partiti precedenti il crollo del muro di Berlino. In Italia il vecchio sistema politico è stato interamente sepolto, anche se la classe dirigente ex comunista ed ex missina si sono interamente riciclate, assieme a spezzoni di vecchia Dc, e inserite in partiti nuovi, con nomi nuovi, con metodi nuovi, con regole nuove. Berlusconi e Renzi sono il frutto della nuova politica post identitaria e anti storica sfociata in leaderismo. Oggi anche Renzi, che ha rottamato gli ex comunisti, tranne i pochi che gli hanno giurato fedeltà, non è in grado di proporre una nuova classe dirigente. È costretto a rivedere le regole della primarie e ad ammettere che Fassino e Chiamparino sono meglio di Marino e di De Magistris, che Padoan è il suo ministro più attendibile, che Zanda e la Finocchiaro sono i migliori tra i senatori. I nuovi peggio dei vecchi. Meglio capirlo tardi che mai. Chissà che l’esperienza e la preparazione non ritornino virtù politiche in Italia anche dopo il crollo del Muro…

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